I problemi del settore dell’igiene ambientale in Sicilia sono stati al centro oggi di un incontro tra la presidente della IV commissione legislativa dell’Ars, Mariella Maggio, e i rappresentanti della Funzione pubblica Cgil regionale. Il sindacato ha denunciato i ritardi che si scontano in tutta la Regione nell’avvio della riforma del 2010, “con pesanti conseguenze sia sulla gestione dei rifiuti che sul personale - 12.000 addetti - che, tra le altre cose, vedono il posto di lavoro messo continuamente in discussione dai cambi d'appalto senza regole”.
Alla Commissione, Gaetano Agliozzo e Alfonso Buscemi - segretario generale ed esponente della segreteria Fp - hanno consegnato un documento che illustra i problemi aperti nel comparto e sollecita il “confronto immediato con i vertici siciliani che hanno la responsabilità del governo del settore e l’intervento nei singoli territori per verificare lo stato d'applicazione delle norme”. Il sindacato chiede anche “un intervento sui comuni che non pagano le fatture mensili e l’attivazione dei controlli per verificare se le risorse che dovrebbero essere vincolate per i servizi d'igiene ambientale vengono invece stornate per altre esigenze”.
“Apprezziamo l’attenzione della Commissione territorio e ambiente – dicono Agliozzo e Buscemi –, ma nel contempo non possiamo che essere critici verso l’assessore regionale all’Ambiente, assente oggi al confronto, così come i responsabili del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Riteniamo fondamentale una presa di coscienza della Giunta sulla gravità dei problemi aperti e sulla necessità di agire per salvaguardare i posti di lavoro, applicare le regole vigenti e arrivare quanto prima alla definizione di un piano rifiuti che risolva gli annosi problemi di gestione del settore”.
Nel documento sindacale si rileva che “le società di regolamentazione dei rifiuti (Srr) non sono state uniformemente costituite e laddove create non svolgono appieno il proprio ruolo. Stessa cosa vale per i piani d’ambito”. Per quanto riguarda il personale, “il pagamento dello stipendio avviene con un ritardo medio attestato sui cinque mesi, con punte di tredici, e sempre a seguito di scioperi, che oltre a determinare sacrifici da parte degli operatori, paralizzano il servizio”.