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Al lavoro nella stessa azienda, la Eutron di Pradalunga (Bergamo), da oltre vent'anni, è stata a lungo impiegata negli uffici, poi operaia. Dopo avere accettato un demansionamento pur di proseguire a lavorare – sapendo che l’attendeva una pensione di vecchiaia dagli importi bassi – una lavoratrice ultrasessantenne è stata licenziata venerdì scorso dopo avere rifiutato un incentivo all’esodo.
“Non ci aspettavamo un licenziamento – spiega Gian Luigi Belometti della Fiom Cgil di Bergamo –. L’azienda sta subendo una ristrutturazione interna, con la sostituzione di alcuni macchinari, ma non nel reparto della donna. Le commesse vanno così bene che ad alcuni lavoratori vengono richiesti anche gli straordinari. Davvero non si capisce perché l’azienda abbia proceduto con il licenziamento. È un fatto grave: offende la dignità della singola persona e allo stesso tempo calpesta relazioni sindacali fino ad ora normali”.
“In un primo momento – riferisce il sindacato – la direzione spingeva affinché la signora optasse per l’utilizzo dell’Ape sociale, ossia l'anticipo pensionistico senza costi per il lavoratore in condizioni di disagio. Quando, però, abbiamo dimostrato non possiede i requisiti per accedervi, la Eutron ha avanzato una proposta di incentivo all’esodo che la signora ha rifiutato – prosegue Belometti – a alla fine è arrivato il licenziamento”.
Al diffondersi della notizia, già venerdì è stato proclamato uno sciopero di un’ora in solidarietà alla lavoratrice: “Fuori dall’azienda sono usciti quasi tutti gli oltre 170 dipendenti, tranne alcuni lavoratori interinali. Al riguardo, tra l’altro, vorrei sottolineare che questo licenziamento oltre che discriminatorio è anche illegittimo, dal momento che l’azienda preferisce impiegare lavoratori interinali meno onerosi piuttosto che una lavoratrice dipendente”. Ieri si sono svolte le assemblee: si è deciso che, fino alla data (ancora da definire) della convocazione da parte della direzione territoriale del lavoro, verranno svolte altre iniziative di protesta e scioperi.