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Due metri di neve, 5 forti scosse di terremoto, centri isolati, strade inaccessibili, più di 400.000 abitanti senza alimentazione, più di 1000 lavoratori tra Terna ed Enel impegnati h24 nel ripristino delle normali condizioni della rete. In questa situazione è doveroso ringraziare tutti i lavoratori che stanno operando in condizioni molto difficili nelle zone terremotate di Lazio e Abruzzo.
Ma occorre, passata l'emergenza, porsi qualche domanda e pretendere qualche risposta sul futuro del sistema elettrico nazionale. La situazione era caratterizzata da un guasto da lunedì notte su Villanova-Teramo che ha comportato l'apertura di altri elettrodotti da 380kv (Rosara-Teramo e Villavalle-Villanova); ciò in concomitanza di un fuori servizio della dorsale adriatica. Questi guasti hanno creato forti problemi di transito di elettricità tra nord e sud. La rete della distribuzione in alta, bassa e media tensione non è in condizioni migliori, poiché, già in forte criticità, non è riuscita a sostenere neanche parte del carico richiesto.
Tutto ciò è accaduto sotto bufere di neve che hanno impedito ogni tipo di ispezioni e di intervento e hanno comportato un gravissimo isolamento e la disalimentazione di vasti territori della Regione Abruzzo e parte del Lazio. Poteva andare peggio. Se non avessimo beneficiato di 4.000 Mw di importazioni e se Terna non avesse opportunamente richiamato in servizio 3 centrali in dismissione. La conclusione di questa amara vicenda è che l'Italia non ha un sistema che possa considerarsi in sicurezza. In questa difficile situazione gli automatismi sulla rete non hanno funzionato e si è dovuto intervenire con l'invio di personale sulle stazioni elettriche, le stesse che sono state precedentemente svuotate di personale dedicato. Anche i centri territoriali hanno registrato raddoppi di personale per far fronte all'emergenza. Ha pesato anche la non tempestiva dislocazione di squadre sul territorio in previsione di criticità e gli operai della rete dell'Italia centrale sono stati chiamati ad intervenire su due metri di neve con mezzi insufficienti.
Questo è il prezzo amaro che si paga quando si tagliano i costi colpendo anche i margini di efficienza. Infatti, hanno contribuito a questo risultato il taglio degli investimenti fatti sulle reti, le manutenzioni leggere e la dismissione di impianti di produzione considerati onerosi ed inutili. Il ministero e le istituzioni non possono ricordarsi di queste aziende e dei problemi del sistema elettrico in circostanze drammatiche quando periodicamente, in presenza di condizioni climatiche estreme, si determinano interruzioni del servizio che evidenziano carenze strutturali del sistema. Occorre al più presto aprire un tavolo istituzionale con tutti i soggetti per il governo strategico del settore elettrico. L'Enel ripensi le sue funzioni di grande “incumbent” del sistema elettrico nel nostro paese. Così non va.
Emilio Miceli è segretario generale della Filctem Cgil