Ma com’è possibile scomodare, lo ha fatto Ferruccio de Bortoli in uno dei suoi ultimi editoriali per il “Corriere della Sera”, la categoria di “caudillo” per descrivere lo stile di governo del presidente del Consiglio? Certo, Renzi ha il record di aver approvato il 48 per cento delle leggi con il voto di fiducia (posto sinora in ben 41 occasioni). Ma il caudillo è una figura della politica spagnola e sudamericana che evoca uno statista dalle tendenze autoritarie.

E invece Matteo, come lo chiamano tutti, va a piedi per le strade di Roma, sempre in assoluto incognito, naturalmente. E con un tassista, incontrato lì per caso a due passi dal Nazareno, fa i conti sulla pensione della suocera, badando bene a non farsi notare e, soprattutto, riprendere dalle odiate telecamere, che lui – schivo – sempre evita. Un amore di politico, gentile e sempre a portata di mano. Così a portata di mano che quando a piazza Venezia gli si slacciarono le scarpe, un signore di una certa età, da dietro le transenne, afferrò proprio le mani d’oro dello statista di Rignano. E le baciò.

Un potente così amato dalla gente semplice da scatenare dei gesti di assoluta devozione, quasi religiosa, nulla c’entra con un caudillo. Renzi è un ragazzo padre che pensa a tutto e a tutti, con l’intento unico di dispensare in ogni momento paterne opere di bene. Le suocere e le nonne stanno veramente a cuore a Matteo il giovane. Che spiega così la volontà di rivedere la legge Fornero, che lui in passato ha sempre venerato. “Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro di pensione, ma magari risparmiando di baby sitter, bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di godersi il nipotino”.

Come si può scambiare per un caudillo un leader così premuroso e comprensivo, che invece di reprimere il dissenso pensa solo a eliminare le baby sitter? È assurdo. C’è in lui una genuina passione per le nonne e per l’armonia familiare. Peccato che gli euro persi, andando in pensione qualche anno prima, non siano 20 o 30, ma almeno 300 al mese. Però il cuore del ragazzo presidente è proprio un inno alla gioia del bel focolare domestico, quello del tempo che fu. È la nonnina, mica il nonno, che deve badare ai nipotini e godersi il cambio dei pannolini.

Nelle splendide famiglie che ha in mente il capo del governo, regna la piena occupazione: il nonno, la nonna, il papà, la mamma, tutti a lavoro. Questa famiglia-azienda ha un capo che resta in carriera, mentre la nonnina, già a 60 anni, deve ritirarsi e dedicarsi alla cura degli affetti. E del resto, come la famiglia, anche la scuola ha ora il suo capo. Che valuta, assume, premia. E come la scuola, anche l’azienda ha un capo assoluto, con in più la bella libertà di licenziare. Non solo. La certezza della linea di comando, con l’Italicum, si avrà anche nel governo.

Tutto il mondo di Renzi poggia sull’idea di un capo. Ogni cosa per lui si sgretola senza un uomo solo al comando, che sorveglia e punisce. Occupato il Palazzo con il suo cerchio magico, affida ad altri caudillos la gestione degli impresentabili nei territori. Non è in scena però un caudillo assolutista alla spagnola, ma alla sudamericana, con un capo al centro e tanti caudillos nelle periferie. Dove spiccano cacicchi alla De Luca, che il premier chiama “Enzo”, un capetto dal “profilo molto deciso” e quindi naturale candidato, assicura, a “un governo tosto” della Campania.