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È disponibile da alcuni giorni nelle librerie “Placido Rizzotto. I funerali di Stato”, a cura di Dino Paternostro. Del volume – un album fotografico pubblicato dalla casa editrice palermitana Istituto Poligrafico Europeo – riportiamo di seguito un’ampia sintesi dell’introduzione
La sera di quel terribile 10 marzo 1948, con Placido Rizzotto Luciano Liggio sperimentò il metodo della “lupara bianca”. “Facciamone sparire per sempre il corpo, così mai nessuno potrà accusarci di averlo ucciso”, disse ai suoi complici. E per 64 anni c’era riuscito. Fece i conti, però, senza la caparbietà della Cgil e dei familiari del sindacalista, che mai si erano rassegnati alla sua scomparsa ed ogni anno chiedevano allo Stato di ritrovarne il corpo.
Nel 2008 l’appello fu raccolto e la Polizia di Stato riuscì a individuare la “ciacca” in cui era stato buttato il corpo di Rizzotto, che i vigili del fuoco del Saf recuperarono il 6-7 luglio 2009. Poi fu la Polizia scientifica che riuscì ad estrarre il dna dalle ossa recuperate e a compararlo con quello del padre di Rizzotto. “Gli accertamenti biologici – si legge nella relazione finale – hanno consentito di calcolare la probabilità di paternità nella misura del 76,00421% con uno dei profili genetici ottenuto dalle ossa umane rinvenute in Corleone, sulla montagna di Rocca Busambra”.
Da qui la conclusione: “Stante i risultati biologici e considerato che nessun altro appartenente alla famiglia Rizzotto risulta scomparso; che nello stesso luogo ove sono state ritrovate le ossa umane, sono stati recuperati altri oggetti consistenti in parte di una cintura, alcune fibbie e finimenti in cuoio, confermando quanto storicamente ricostruito sulle modalità dell’occultamento del cadavere di Placido Rizzotto, che sarebbe stato gettato nella foiba insieme al mulo sul quale era stato trasportato; che nella foiba il personale operante ha recuperato anche una moneta da dieci centesimi di lira in uso nel periodo della scomparsa; si ritiene che le ossa umane recuperate nella foiba di Rocca Busambra, il cui profilo genetico di paternità è compatibile con quelle esumate di Carmelo Rizzotto, siano proprio quelle del corpo di Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia e gettato nella foiba per occultarne per sempre il cadavere”.
La comunicazione ufficiale del recupero delle ossa di Rizzotto fu data dalla Polizia di Stato il 9 marzo 2012, a Palermo, nella sala stampa della Questura. Finalmente, dopo più di mezzo secolo, durante i quali la Cgil e la famiglia Rizzotto non si sono mai stancate di chiedere verità e giustizia, lo Stato riusciva a squarciare il “buco nero” dell’orrendo delitto e a creare le condizioni perché il corpo di Rizzotto potesse essere riconsegnato alla sua famiglia e al suo sindacato. Ma il ritrovamento nella “ciacca” di Rocca Busambra del corpo di Rizzotto ha confermato anche il valore delle indagini condotte nel 1949 dal capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che aveva arrestato Pasquale Criscione e Vincenzo Benigno, ottenendo dai due la piena confessione del delitto, poi ritrattata. Ha confermato con un riscontro oggettivo di notevole valore la verità storica su quel delitto, commesso da Luciano Liggio e dai suoi complici, su mandato del capomafia di Corleone Michele Navarra, per fermare il movimento contadino di lotte per la terra.
Il 16 marzo 2012, accogliendo la pressante richiesta della Cgil, dei familiari di Rizzotto e di tanti esponenti della politica e della società civile, il Consiglio dei ministri decise di concedere i funerali di Stato per il sindacalista corleonese assassinato dalla mafia, che furono celebrati il 24 maggio del 2012, nella Chiesa Madre di Corleone, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, delle più alte cariche dello Stato, del gruppo dirigente della Cgil, guidato dal segretario generale Susanna Camusso, di esponenti delle forze politiche e della magistratura, di tanti sindaci, di delegazioni della Cgil di ogni parte d’Italia, e di migliaia di cittadini e di lavoratori provenienti da diverse regioni del nostro Paese. Fu una giornata storica, vissuta “in diretta” da migliaia di cittadini, arrivati a Corleone per partecipare ai funerali di Stato o che poterono seguirli nella diretta televisiva del Tg1. Quel 24 maggio, finalmente, Placido Rizzotto, potè avere la sua tomba e i cittadini democratici un luogo dove portare un fiore e versare una lacrima.
Di questa storica giornata abbiamo voluto lasciare traccia, pubblicando tutti gli interventi in onore di Placido Rizzotto (tra cui quelli del presidente Napolitano, di Susanna Camusso, di Emanuele Macaluso e di don Luigi Ciotti), pronunciati nella Chiesa Madre di Corleone, durante i funerali di Stato e dopo il corteo funebre, davanti al cimitero, accompagnati da un album fotografico con i “clic” più significativi dell’evento (oltre 100 foto), donati da fotoreporter dilettanti e professionisti, che ringraziamo per la loro generosità. In appendice, alcune foto storiche di Placido Rizzotto e dell’iniziativa per ricordarlo del marzo 1983, da cui ricominciò l’operazione di recupero della memoria storica.