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Cgil, Cisl e Uil hanno presentato alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero del Lavoro e delle politiche sociali una proposta unitaria sui temi al centro del confronto della fase due sulla previdenza. Le proposte intendono superare le attuali rigidità e favorire il turn over generazionale per rendere più equo l’attuale sistema previdenziale.
“Il confronto in corso sulla fase due - si legge nel documento, diviso in 11 punti -, pur avendo fatto registrare alcuni, parziali, elementi di avanzamento, al momento sta evidenziando significative distanze, anche su elementi particolarmente rilevanti, distanze che il proseguimento del negoziato ci auguriamo possa far superare”.
L’obiettivo dei sindacati “è quello di determinare risultati concreti sui punti fissati nel verbale di sintesi (l’accordo del 28 settembre 2016, ndr), che vadano nella direzione indicata dalla piattaforma sindacale, che rimane il riferimento del sindacato per una riforma organica del sistema previdenziale nel nostro Paese”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto per il prossimo 2019, e che al contempo si avvii un tavolo di studio per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità e le peculiarità di tutti i lavori.
Per sostenere le future pensioni dei giovani, i sindacati propongono l’utilizzo di uno strumento che, valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il futuro reddito previdenziale e, contemporaneamente, che si superino gli attuali criteri previsti nel sistema contributivo, una vera e propria penalizzazione per i lavoratori con redditi più bassi. Per quanto riguarda la flessibilità in uscita e il sostegno alle future pensioni dei giovani, i sindacati propongono quindi la riduzione dell’importo soglia per l’accesso alle pensioni calcolate con il sistema contributivo. E ribadiscono, poi, “l’esigenza di una riforma organica che introduca nel sistema previdenziale una pensione contributiva di garanzia che consolidi il pilastro previdenziale pubblico e possa riconoscere e valorizzare ai fini previdenziali, le situazioni di discontinuità lavorativa, il lavoro e le contribuzioni povere, l’attività di cura, studio e formazione”.
Inoltre, per Cgil, Cisl e Uil è necessario porre fine alle disparità di genere che ancora penalizzano le donne: “Un intervento sul solo meccanismo dell’Ape sociale è riduttivo, occorre una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne”, si legge nel documento dei sindacati.
Per Cgil, Cisl e Uil è fondamentale il rilancio delle adesioni della previdenza complementare estendendo la fiscalità incentivante, prevista per i lavoratori privati, anche a quelli del settore pubblico. E occorre “operare, finalmente, una separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale al fine di dimostrare che la spesa per pensioni, in Italia, è sotto la media europea”.
Bisogna, poi, varare subito una riforma della governance dell’Inps e dell’Inail per realizzare un sistema efficiente, trasparente e partecipato.
Cgil, Cisl e Uil chiedono, infine, il ripristino della piena indicizzazione delle pensioni introducendo un nuovo paniere e recuperando quanto perso in questi anni.