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L'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) ha comunicato ai sindacati che non procederà a stabilizzare i ricercatori e i tecnologi precari che rientrano nei requisiti previsti dal decreto legislativo Madia. Una decisione inaccettabile, commenta la Flc Cgil, partecipando oggi (mercoledì 4 ottobre) a Roma al presidio di tutti i precari della ricerca presso il ministero dell’Istruzione (alle ore 9.30). Obiettivi del sit-in, organizzato insieme a Fir Cisl e Uil Scuola Rua, raccogliendo l’appello dei Precari Uniti Cnr, sono “la stabilizzazione del personale precario, l’applicazione della legge Madia e il reperimento delle risorse necessarie a partire dalla prossima legge di bilancio”.
Le stabilizzazioni dei precari della ricerca latitano, nonostante il varo del decreto legislativo 218/2016 (mirato alla semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca) e del decreto Madia. “Non ha aiutato in tal senso – spiega la Flc Cgil – l’atteggiamento remissivo della maggior parte dei presidenti degli enti che, con un documento di fine luglio, si sono rifugiati per lo più in una ‘comoda’, anche se legittima, richiesta di incremento dei fondi ordinari degli enti, tralasciando di ottimizzare al meglio gli strumenti che il decreto legislativo 218/2016 aveva messo loro a disposizione”.
La Flc sottolinea come “il sistema della ricerca, che è il motore dell’innovazione e dello sviluppo, ha subìto un drastico definanziamento e una riduzione sensibile degli addetti a tempo indeterminato, a causa del blocco delle assunzioni”. Ciò ha costretto gli enti a ricorrere “a progetti e commesse esterne per recuperare risorse finanziarie e far fronte ai problemi di bilancio, con un duplice effetto perverso: l’impennata improvvisa del precariato per assolvere ai propri compiti e la riduzione del personale di ruolo, causato, oltre che dal blocco delle assunzioni, anche dagli opprimenti vincoli di bilancio”. Per la Flc, dunque, occorre “rilanciare la ricerca pubblica, rifinanziare gli enti pubblici di ricerca, procedere immediatamente alle stabilizzazioni di tutti i precari, togliendo qualunque alibi ai presidenti ‘resistenti’ degli enti”.
Tornando all’ultimo caso, quello dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), il sindacato dei lavoratori della conoscenza della Cgil rimarca che “ricercatori e tecnologi, punta di diamante di questo istituto, che nell'80 per cento dei casi hanno oltre otto anni di contratti precari con l'Infn, non potranno fruire delle norme che il governo ha varato per superare il precariato 'storico' negli enti di ricerca, come in tutta la pubblica amministrazione. Questa possibilità sarà data solo al personale amministrativo e tecnico”.
Per la Flc il “messaggio che il management dell’Istituto manda a tutto il mondo è: non vogliamo i nostri cervelli, che vadano all'estero. Perché dopo anni di blocco delle assunzioni l'Infn non stabilizza coloro che da sempre lavorano in quest'ente e portano avanti decine di esperimenti, molti dei quali hanno ricevuto riconoscimenti da tutta la comunità scientifica? Ricordiamo i più eclatanti: bosone di Higgs, onde gravitazionali, fisica medica. Perché lasciar andar via queste straordinarie professionalità? In questi giorni di scandali nel mondo accademico, il primo dubbio che viene è che si voglia avere mano libera nell'assumere questo o quel ricercatore. Mentre le stabilizzazioni non prevedono filtri”.
La ricerca italiana ha retto in questi anni, nonostante il sottofinanziamento e i tagli lineari che ha subìto, solo ed esclusivamente grazie agli operatori del settore. “Saremo in piazza – conclude la Flc – per rivendicare il finanziamento che permetterebbe le stabilizzazioni di chi da troppi anni aspetta di avere un contratto a tempo indeterminato. Denunceremo gli abusi, come nel caso dell'Infn, e porteremo avanti le battaglie per ridare dignità al personale di tutti gli enti di ricerca. Dopo questo lungo sacrificio, ai precari si deve riconoscere la stabilità di un posto di lavoro. Il governo ha fatto una legge che va in quella direzione, ora la si deve applicare e finanziare per non rimanere lettera morta”.