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Inizia oggi, venerdì 10 giugno, lo sciopero degli straordinari per un mese intero, fino al 9 luglio, per i lavoratori di Toscana, Sicilia, Alto Adige Abruzzo e Lombardia. La protesta coinvolge migliaia e migliaia di dipendenti di Poste Italiane, e porterà probabilmente disagi e ritardi nel recapito di buste e pacchi, con esclusione del giorno 16 per la scadenza del pagamento dell'Imu.
Lo sciopero è stato proclamato da Slp Cisl, Slc Cgil, Uil Poste ed ha alla base la contrarietà alla totale privatizzazione di Poste Italiane decisa dal governo, la protesta contro i mancati investimenti e l’eccessivo interesse sul fronte della commercializzazione.
Il Governo vuole “spostare” il 35% delle azioni di Poste a Cassa Deposito e Prestiti e prevede una collocazione sul mercato del restante 30%. Una decisione definita da Cgil Cisl e Uil “sciagurata”, e “dagli esiti imprevedibili per la tenuta dei posti di lavoro e dei servizi alla collettività, che pure questa azienda assicura, non essendo solo “commerciale”.
Il danno per le casse dello stato, in tema di mancati dividendi, sono infatti già preventivabili. Non c'è traccia, d'altro canto, delle azioni previste dal piano industriale legate allo sviluppo. Tutto questo, secondo il segretario generale della Slc Cgil Cestaro, “prefigura foschi scenari: operazioni esclusivamente finanziarie, necessarie a soddisfare le troppe promesse del Presidente Renzi; impoverimento della più grande azienda italiana di reti e servizi; nessuna prospettiva di sviluppo della logistica; nessuna prospettiva di innovazione dei servizi offerti. nOccorre ricordare che i soggetti che fruiscono dei servizi di Poste sono più di 30 milioni, larghissima parte dei quali sono cittadini e molti pensionati”.
Questo enorme bacino di clienti ed utenti, secondo i sindacati, “è l’unico vero capitale del Gruppo Poste Italiane, insieme ai suoi 140,000 dipendenti; è a questo “capitale” che azienda e Governo devono rispondere”.
La solita logica del “prendi i soldi e scappa”, insomma, mentre “sarebbe obbligo del governo prendere atto degli errori che sono stati fatti negli anni passati, errori che hanno depauperato il paese, ed adoperarsi per non ripeterli”.