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La deregulation del lavoro nei porti, il problema della legalità negli appalti della logistica, la situazione degli esuberi in Alitalia e Meridiana, l'ipotesi di privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, il peggioramento del trasporto pubblco locale. Questi, i temi dell'intervista a Franco Nasso, segretario generale della Filt, realizzata stamattina da 'Italia parla', la rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (qui il podcast).
"Sulla riforma dei porti del Governo – afferma il dirigente sindacale – , individuiamo tante contraddizioni: intanto, ci sono due diverse posizioni in merito tra il ministero dello Sviluppo economico e quello dei Trasporti e delle infrastrutture. Poi ci preoccupano i contenuti del provvedimento, perché vi è una deregulation preoccupante del lavoro nei porti; perciò, abbiamo chiesto che il confronto sia aperto anche alle organizzazioni sindacali. La legge 84/1994 e le modalità di utilizzazione delle varie tipologie di lavoro nei porti hanno evitato nell'arco di vent'anni, attraverso la partecipazione e il confronto, una lunga stagione di conflitto nel settore. Dunque, sarebbe interesse anche del Governo di coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori, ma mi sembra che l'esecutivo non perda occasione per continuare a tener fuori il sindacato dalla discussione su questioni di straordinaria rilevanza come quella dell'assetto dei porti e della logistica".
Oggi in tutti i porti italiani si tengono assemblee e presidi in concomitanza con gli Stati Generali della portualità convocati dal ministero dei Trasporti a Roma. Filt Cgil e Fit Cisl riferiscono che non ci sono rassicurazioni da parte del governo e non escludono l’apertura dello stato di agitazione. “Dall’elaborazione del Piano - spiegano i sindacati - infatti sono state escluse le organizzazioni sindacali, ma non le parti datoriali, col risultato che manca una politica di indirizzo nazionale sui porti”. Da qui le conclusioni: “Se qualcuno pensa di creare nei porti una zona franca economica e un far west nelle attività lavorative incontrerà la nostra netta azione di contrasto".
"Sulla logistica – continua Nasso –, abbiamo chiesto il ripristino del tavolo della legalità, fermo da settembre scorso; tema che s'incrocia con la campagna nazionale per la raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare, promossa dalla Cgil, considerando i tantissimi lavoratori dei trasporti, che operano negli appalti, con modalità d'impiego che creano lavoro povero, sfruttamento e illegalità: un autentico far west".
"Per quanto riguarda il trasporto aereo – prosegue il leader della Filt –, siamo di fronte a una situazione veramente drammatica dal punto di vista occupazionale, con oltre 14.000 lavoratori in sofferenza: pensiamo ai casi Alitalia e Meridiana. A proposito di quest'ultima, c'è stato un incontro tra il ministro Guidi e l'amministratore delegato della compagnia, che ha parlato di una possibile sostanziale riduzione degli esuberi fino a 600 unità, a patto di rendere la Sardegna strategica nelle rotte. Ma le trattative sono ferme, non c'è un tavolo con i sindacati. Ora aspettiamo che Mise, ministero del Lavoro e azienda finiscano la loro fase istruttoria e si capisca se vi sia anche, ed è questa la cosa più importante, un piano industriale in grado di sostenere l'eventuale riduzione di esuberi.
"In merito ad Alitalia – precisa Nasso –, gli esuberi sono frutto di un taglio di organici voluto dal nuovo socio Etihad, che noi abbiamo considerato sbagliato, perché si potevano tenere quei lavoratori in azienda utilizzando gli ammortizzatori sociali: è un problema che si aggiunge a quelli preesistenti, frutto del fallimento clamoroso delle avventure industriali volute a suo tempo da Berlusconi. Di quella cosa si parla pochissimo, ma ha causato danni enormi e ancora se ne pagano le conseguenze, con l'auspicio che questa nuova compagine societaria possa portare via Alitalia dalla situazione in cui si trova. Ma le difficoltà del trasporto aereo comprendono anche aeroporti, aziende di catering e handling e moltissime altre situazioni di crisi, dove ci sarebbe bisogno di ammortizzatori sociali per i lavoratori coinvolti".
Secondo l'esponente sindacale, "sulla vociferata privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, chiesta dal ministro Lupi, tutto è possibile, vista la necessità di far cassa che ha il Governo: che poi un'operazione del genere possa portare bene al Paese o alle Fs è tutto da dimostrare, ma non ci pare si stia andando verso un'ordinata procedura di collocazione di quote azionarie in Borsa. Siamo preoccupati che possa finire con un danno alla collettività, che nasce dalla fretta di far soldi. L'attenzione alle grandi infrastrutture, la necessità di fornire all'economia del Paese la possibilità di muovere persone e merci in modo più competitivo e con un minor impatto ambientale, ma soprattutto cambiando l'assetto nel settore dei trasporti, richiederebbe una politica che non c'è e che attendiamo da anni".
"Nel trasporto pubblico locale – rileva ancora Nasso –, assistiamo a un peggioramento generale della situazione, con una riduzione dei servizi a fronte di un aumento delle tariffe. Il settore, sia sul versante su ferro, che su quello su gomma, esiste in quanto sostenuto dai trasferimenti pubblici: se questi si riducono, bisogna aumentare le tariffe, che sono sostenibili fino a un certo punto. Dopodichè, la gente scappa dal trasporto collettivo, e quindi è chiaro che la prospettiva è assolutamente di un ulteriore peggioramento, se non cambiano le scelte politiche che stanno a monte. Quando si tagliano le voci di spesa pubblica legate ai trasporti, la maggior parte della gente non ci fa caso, ma quando arrivano le conseguenze per cui i cittadini restano a piedi, i treni sono stracolmi, gli autobus non passano, normalmente si scarica tutto sulle aziende di trasporto e sugli stessi lavoratori. In realtà, bisognerebbe andare a vedere qual è il problema che genera tale situazione, che sono esattamente i ripetuti tagli al settore, che si ripetono da anni e che tolgono servizi ai cittadini".
"Noi, insieme alla Confederazione – conclude il numero uno della Filt –, abbiamo sollecitato, anche di recente, l'apertura di un confronto con il Governo per vedere se in Italia è possibile immaginare una vera politica dei trasporti, che guardi da vicino la condizione dei cittadini con redditi sempre più ridotti, con meno occupazione e con i servizi che vanno in fumo. Su questo, stiamo costruendo un lavoro anche con Cisl e Uil".