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Annunciato un nuovo sciopero, il secondo dell'era Aferpi-Cevital dopo quello del 18 settembre. I sindacati, unanimi, lo hanno proclamato per il 2 dicembre, otto ore su tutti i turni. Uno sciopero fortemente voluto dalla base operaia, che vuole lanciare un messaggio sia all’azienda che alle istituzioni: basta rinvii, basta promesse e basta proclami, è il momento dei fatti.
Lo stato di agitazione è stato proclamato al termine di un serrato consiglio di fabbrica organizzato da Rsu e sindacati territoriali alla presenza dei segretari nazionali dei metalmeccanici Sandro Pasotti (Fim), Mauro Faticanti (Fiom) e Mario Ghini (Uilm). Un consiglio a porte chiuse, dove non si è discusso dell’opportunità di proclamare lo stato di agitazione, ma della modalità e della sua estensione: rimasta minoritaria la proposta di limitarlo ad Aferpi, lo sciopero è stato esteso a tutta la fabbrica.
“Valutiamo con preoccupazione il ritardo nell’attuazione del piano industriale, che ha ricadute sui lavoratori e sulle prospettive del sito siderurgico. Accanto ai ritardi registriamo la necessità di dare piena operatività a quanto previsto nel verbale di riunione al ministero dello Sviluppo economico dell’8 ottobre, compresa la questione dell’energia che è strategica sia per il sito Aferpi, Arcelor Mittal, Tenaris e le altre aziende del territorio. Inoltre va affrontato e risolto da parte delle istituzioni il tema degli ammortizzatori sociali per le aziende in appalto”, recita una nota sindacale.
L’agitazione è stata proclamata a sostegno del prossimo incontro al Mise, indetto per oggi (18/11) e slittato a venerdì 20 novembre. Ma anche questa data potrebbe slittare ed è proprio questo il punto dolente, quello che continua a suscitare preoccupazioni e frizioni tra lavoratori e sindacati. Malgrado le rassicurazioni fornite ogni volta dallo stesso Issad Rebrab, dall’ex amministratore Farid Tidjani e poi dal nuovo amministratore, Fausto Azzi, i tempi continuano a dilatarsi: quelli per la dismissione della vecchia acciaieria, quelli delle bonifiche, quelli del rientro in fabbrica dei lavoratori e per l’acquisto del primo forno elettrico.
Lo stesso governo aveva sollecitato l’azienda ad avviare le bonifiche entro fine novembre e gli accordi prevedevano la successiva operazione di acquisto del forno; mentre il presidente della Regione Enrico Rossi aveva sollecitato l’esecutivo sugli incentivi nazionali per le aziende cosiddette energivore. Ma una soluzione ancora non c'è e si teme che l’azienda ritardi l’acquisto del forno elettrico senza queste garanzie.
La situazione è resa complicata anche da altri fattori, come i pessimi rapporti di Rebrab con il governo algerino e, sul fronte piombinese, i recenti cambiamenti a livello manageriale.