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La tassa per il permesso di soggiorno dei migranti è un contributo non più dovuto, come dimostrano le ultime sentenze. Il governo italiano però fa "orecchie da mercante" e ancora non interviene. Questa la denuncia che arriva dall'Inca Cgil, in una nota diffusa oggi (7 giugno). “Nonostante due sentenze di portata anche sovranazionale, i ministeri degli Interni e dell’Economia fanno orecchie da mercante, lasciando le questure senza alcuna indicazione circa il comportamento da tenere nei confronti di tanti immigrati che chiedono il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno, senza dover pagare una tassa già giudicata in prima battuta dalla Corte di giustizia europea “sproporzionata” e di “ostacolo” alle finalità di integrazione perseguite dalla direttiva europea e 2003/109/CE, poi ripresa dal Tar del Lazio, con la sentenza n. 06095/2016, che ha ordinato alle amministrazioni la totale “disapplicazione” . Così Claudio Piccinini, coordinatore degli uffici immigrazione del patronato.
“Quello che sta avvenendo non è degno di un paese civile - a suo avviso -. Sono passati quindici giorni dalla sentenza del Tribunale amministrativo laziale e ancora i ministeri competenti non si sono degnati di battere un colpo, nonostante il pronunciamento chiaro di nullità della norma che imponeva agli immigrati il pagamento di una tassa davvero troppo alta”.
Dal 25 maggio quel contributo, per legge, non è dovuto e nessuno è tenuto a versarlo né a pretenderlo. Così Piccinini: "Sia la sospensione delle domande che la richiesta di versamento di somme aggiuntive ai 30,46 euro sono in contrasto con la sentenza del Tar, che ha valore di legge; quindi, l’effetto è che non siano necessari ulteriori provvedimenti o circolari applicative per essere eseguita. Chi ostacola il dispositivo commette un abuso sia nei confronti degli immigrati che delle norme del nostro ordinamento”.
Secondo il coordinatore degli uffici Immigrazione dell’Inca, dunque, “la pubblica amministrazione deve dunque adeguarsi al più presto a questa novità per evitare che si manifestino comportamenti scorretti sul territorio, soprattutto ora che, avvicinandosi il periodo di ferie, molti migranti necessitano dei titoli di soggiorno per muoversi verso i paesi di origine. L’Inca – conclude - ha dato mandato alle proprie strutture e ai propri legali per vigilare sui comportamenti delle amministrazioni sul territorio che inducano gli immigrati a pagare cifre non più dovute”.