"Quando parliamo di permessi di soggiorno non parliamo di semplici documenti, ma dei nostri progetti di vita, della possibilità di costruirci il futuro per cui abbiamo sempre lavorato e combattuto”. Sono state tante le voci di lavoratrici e lavoratori migranti che hanno voluto portare una testimonianza in occasione del presidio organizzato oggi, 28 giugno, da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria a Perugia, per la giornata di mobilitazione nazionale indetta dai tre sindacati che chiedono l’estensione a 24 mesi del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro e rischia di finire nell’illegalità.
Insieme ai sindacati in piazza Italia, sotto la prefettura, c’erano anche tante associazioni (Acli, Arci, Actu, Femmes Solidaires, Jasmin, Giovani Mussulmane, Casa dei Popoli, Comunità di Sant'Egidio) e rappresentanze dei vari paesi di provenienza dei migranti (Egitto, Colombia, Siria, etc.), che hanno sottolineato l’importanza di questa battaglia comune per contrastare in primo luogo l’illegalità e il lavoro nero nel quale cadono molto spesso i migranti che perdono il lavoro e di conseguenza il permesso di restare regolarmente in Italia. Storie come quella di Flutra, lavoratrice albanese da 12 anni in Italia, con una figlia di 16 anni, prima badante, poi domestica, poi ancora venditrice ambulante, da ottobre 2015 disoccupata e quindi a rischio espulsione. “Chiedo solo aiuto perché lasciare l’Italia per me sarebbe la fine - ha spiegato - io e mia figlia ormai abbiamo tutta la nostra vita qui, quindi abbiamo bisogno di più tempo, perché oggi trovare un lavoro è molto, molto difficile”.
Al termine del presidio una delegazione di sindacati e associazioni ha incontrato il prefetto di Perugia, consegnando un documento nel quale sono sintetizzate le richieste rivolte in primo luogo al governo: proroga a due anni della durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione; sanare le posizioni dei migranti che hanno già perso il permesso di soggiorno; lotta al lavoro nero ed al grave sfruttamento che ne scaturisce.