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“Dopo la mini-ripresa del 2018 emergono segnali di stagnazione, se non di difficoltà, salvo la sensibile ripresa delle costruzioni, che però è fenomeno anticiclico. Temo ci attenda un altro anno difficile, considerati anche i contesti di turbolenza internazionale”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Bergamo Gianni Peracchi, in un’intervista apparsa oggi (venerdì 3 gennaio) sul quotidiano L’Eco di Bergamo: “Il nostro sistema è a prevalente trazione manifatturiera ed è ancora sano. Sconta, però, alcuni limiti: l'eccessivo ‘nanismo’ delle imprese (nel 2017 il 93,4 per cento di esse occupava meno di nove dipendenti), la frammentazione, con 243 Comuni, l'eccessiva diversificazione economica, demografica, sociale tra aree. Anche da noi aumentano poveri e diseguaglianze”.
Per Peracchi vanno anzitutto realizzati “un adeguamento infrastrutturale di lungo termine (aeroporto, collegamenti per agganciare le valli e il capoluogo all'asse Parigi-Venezia), l'ampliamento della produzione primaria e la valorizzazione del territorio”. Vanno progettati “percorsi di riconversione industriale sostenibili, puntando al governo del lavoro che cambia, a migliorare il sistema di protezione sociale, allo sviluppo della formazione, dalle primarie all'università e alla capacità di far squadra”. Peracchi, infine, sottolinea che “nel privato abbiamo paghe orarie medie più basse che nelle altre province e fatichiamo in termini di capitale umano, col tasso di laureati più basso della regione e un altissimo abbandono scolastico. Bisogna premere l'acceleratore per migliorare la formazione dei giovani, riallineando domanda e offerta di lavoro, attraverso le scuole professionali”.