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E' arrivato stanotte il piano di 12 miliardi, firmato Alexis Tsipras, per trovare un accordo con l'Unione europea ed evitare il default del paese, spianando la strada alla Grexit. Il premier ellenico ha proposto a Bruxelles una manovra di 12 miliardi di euro che contiene una lunga serie di misure. Tra queste c'è la fine dello sconto Iva sulle isole entro il 2016, l'aumento dell'aliquota al 23% per ristoranti e catering, al 13% per gli alberghi. La difesa sarà tagliata per 300 milioni di euro entro fine 2016. C'è poi l'aumento delle tasse sugli armatori, della tassa sui beni di lusso (dal 10 al 13%), sulle imprese (dal 26% al 28%).
Dal punto di vista sociale, un taglio colpirà anche il contributo di solidarietà sul reddito. Sulle pensioni viene fissato un risparmio dello 0,25-0,50% del Pil nel 2015 e l'1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le baby pensioni. L'età pensionabile si alza a 67 anni entro il 2022. Il piano cancella il contributo di solidarietà per i pensionati entro il 2019. In cambio la Grecia chiede ai creditori 53,5 miliardi per onorare prestiti fino a giugno del 2018, con la revisione dell'obiettivo di un surplus per i prossimi quattro anni.
Gli esperti internazionali vedono ormai la strada verso l'intesa. "Un brutto accordo, molto duro per le condizioni attuali della società greca", così lo definisce Dimitri Deliolanes, giornalista e autorevole osservatore dei problemi della Grecia, raggiunto da rassegna.it. Un testo che comunque passerà e sarà alla base dell'intesa con la Ue.
Nel piano Tsipras "ci sono elementi recessivi - spiega -, come l'aumento dell'Iva al 23% che è una misura certamente grave. Ci sono molti tagli, anche se limitati alle pensioni più alte, oppure rinviati nel tempo come il taglio del sussidio ai più deboli". Dunque un compromesso duro: "Penso sia una variazione leggermente positiva rispetto al piano Juncker presentato prima del referendum", osserva Deliolanes, una dinamica "che tra l'altro dimostra l'utilità dello stesso referendum: appena è stato proclamato è arrivata una proposta migliorativa da parte della Ue".
Da valutare poi la reazione interna della Grecia davanti alla possibile intesa. "L'accordo riuscirà a passare, sia nel Parlamento sia nella società greca, se e quanto si otterrà dai creditori un forte impegno di ristrutturazione del debito. Se la ristrutturazione ci sarà, allora si potrà dire alla società: continuiamo a sanguinare ancora per qualche anno, ma poi si apre una prospettiva realistica di sviluppo. Questo perché non ci sarà più il peso del debito a condizionarci e bloccarci", conclude Deliolanes. (EDN)