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La Carta dei diritti universali del lavoro deve diventare un’occasione di discussione democratica per restituire dignità ai lavoratori e alle lavoratrici, duramente compromessa da leggi che hanno contribuito a destrutturare il mondo del lavoro, rendendolo sempre più precario. Le tante persone che si rivolgono all’Inca quotidianamente ci chiedono rispetto per i loro diritti dentro e fuori gli ambienti di lavoro. A loro, si rivolge la Cgil che, con la proposta di legge di iniziativa popolare e i quesiti referendari, vuole ricostruire il tessuto connettivo della legislazione del lavoro, per cercare di imprimere un alto profilo qualitativo superando gli odiosi steccati tra tutelati e non.
Anche la scelta di ricorrere al referendum, assolutamente straordinaria, dà il segno che il nostro sindacato vuole usare tutta la strumentazione a disposizione affinché la raccolta delle firme diventi un movimento di popolo, in grado di influenzare le scelte del legislatore. Quanto più numerosa sarà la partecipazione, tanto più saremo in grado di raggiungere l’obiettivo di cambiare le leggi che hanno contribuito a cancellare ogni certezza del diritto al lavoro e al rispetto dei contratti collettivi.
L’Inca parteciperà convinta con le proprie strutture per far sì che ogni singolo lavoratore e ogni singola lavoratrice possano essere informati adeguatamente sull’iniziativa che entrerà nel vivo a partire dal 9 aprile, quando sarà avviata la raccolta delle firme in calce alla legge di iniziativa popolare che la Cgil vuole portare all’attenzione del Parlamento. A sostegno di questa campagna, il nostro sindacato si pone tre obiettivi: cancellazione dei voucher, reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti, nuova tutela di reintegro nel posto di lavoro per licenziamenti illegittimi in tutte le aziende con più di cinque dipendenti.
E’ evidente che diffusione così massiccia della vendita di voucher (quasi tre milioni nel gennaio 2016) riveli come ci si sia allontanati dal loro originario scopo, che era quello di retribuire soltanto lavoro occasionale e accessorio, diventando una pratica odiosa di remunerazione per qualunque tipo di attività, che lascia scoperti i lavoratori e le lavoratrici di ogni tipo di tutela. I voucher si sono trasformati in una “rinnovata” forma di precarietà che investe tutte le tipologie di lavoro e a tutte le età. Le dichiarazioni rassicuranti del ministro Poletti di renderli tracciabili contro gli abusi non bastano ad evitare che le aziende continuino a ricorrervi senza nessun obbligo di giustificazione. Il voucher va abolito e se si vuole regolamentare il pagamento del lavoro occasionale, bisogna farlo indicando limiti ben precisi.
La precarietà e lo sfruttamento del lavoro vanno combattuti in ogni loro forma e in ogni luogo dove si manifestano. Per questa ragione, anche la reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti diventa una necessità non più rinviabile. Nel settore edile, in particolare, troppo spesso, il sistema dei subappalti, da un cantiere ad un altro, con gare improntate al ribasso, rende praticamente impossibile l’individuazione delle responsabilità aziendali, in caso di infortunio o malattia professionale, tanto meno, di salari pagati senza rispettare contratti e orari di lavoro.
Lungo questo stesso solco si inserisce la richiesta della Cgil di nuove tutele di reintegro nel posto di lavoro per licenziamenti illegittimi in tutte le aziende con più di cinque dipendenti. È un argomento importante che risponde al bisogno espresso da tanti lavoratori e lavoratrici di vedersi riconoscere il diritto a una occupazione tutelata e non soggetto esclusivamente al potere discrezionale delle imprese. Tanto più considerando il fatto che anche a causa della crisi e delle conseguenti ridotte opportunità professionali, si è ingenerato nel mondo del lavoro, soprattutto tra i giovani, un senso diffuso di incertezza, quasi di rassegnazione. I nostri figli hanno acquisito un approccio al lavoro diverso rispetto a quello con il quale si sono confrontate le vecchie generazioni, ma questo non può tradursi in una cancellazione delle tutele universali. Cgil e l’Inca non vogliono sottrarsi a un confronto serio e di merito per ridare fiducia a quanti l’hanno persa.
Morena Piccinini è presidente del patronato Inca Cgil