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Ricercatori, borsisti e dottorandi non hanno ancora diritto alla Dis Coll. La legge di stabilità, infatti, non cancella l'ingiusta esclusione dai nuovi ammortizzatori sociali di circa 60 mila lavoratori universitari titolari di contratti di collaborazione coordinata a continuativa e a progetto. Ne danno notizia l'Inca e la Flc Cgil lanciando l'allarme e non escludendo l'avvio di un contenzioso legale, “per correggere questa ingiustificata esclusione”, i sindacati invitano i lavoratori nelle sedi sindacali e di patronato per aderire alla campagna "Perché noi no".
Gli ammortizzatori sociali rivolti a coloro che perdono il lavoro sono stati oggetto delle riforme del Jobs Act, nel corso del 2015. Una delle principali criticità che il sindacato, e l'Inca in particolare, aveva denunciato era la mancata universalità di questi nuovi strumenti di sostegno al reddito perché intere categorie di lavoratrici e di lavoratori risultavano e risultano tutt'ora esclusi da qualsiasi misura economica, ritrovandosi, quindi, senza tutele nel momento in cui finisce il loro incarico lavorativo.
Sono in questa condizione circa 60.000 persone, in maggioranza donne, per lo più giovani sotto i 35 anni di età, che operano nell'ambito dell'Università e dei Centri di ricerca esclusi dalla Dis Coll, cioè il nuovo ammortizzatore sociale destinato a coloro che hanno contratti di collaborazione o a progetto (co.co.co oppure co.co.pro) del settore privato e pubblico, ai quali, nel momento in cui termina il loro rapporto di lavoro, viene riconosciuto un assegno mensile della durata di sei mesi e l'accredito della contribuzione figurativa presso l'Inps per lo stesso periodo.
Con la categoria della scuola, la Flc Cgil, l'Inca si è impegnata affinché la Legge di stabilità del 2016 potesse porre rimedio a questa ingiustizia. I sindacati hanno promosso presidi, incontri con i Parlamentari e, in effetti, era stato depositato un emendamento al testo della Legge di Stabilità che proponeva di includere i ricercatori nella fruizione della Dis Coll. In sede di votazione finale, però, fanno sapere dall'Inca “l'emendamento è stato bocciato e tutto è rimasto inalterato. Insomma, una "fumata nera" insieme a una doccia fredda per le ricercatrici e i ricercatori che si erano illusi di poter vedere risolta la loro situazione”.
Inca e Flc hanno comunque deciso di continuare la lotta e di intensificare la campagna che hanno lanciato nello scorso ottobre dal titolo "Perché noi no?" che prevede di richiedere comunque, all’Inps, tramite il Patronato, la Dis Coll e nel caso di respingimento della domanda da parte dell'Istituto di Previdenza Sociale, di andare in tribunale a rivendicare questo diritto.
I sindacati invitano tutti i ricercatori, gli assegnisti, i dottorandi che termineranno nei prossimi mesi il loro incarico, a contattare il sindacato nelle sedi territoriali “per aderire alla nostra campagna. Non ci fermeremo fino a che non avremo ottenuto il risultato positivo che ci siamo prefissi”.