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La data è il 1 agosto: quel sabato, il governo restituirà 500 euro a testa a quattro milioni di pensionati. Una prima “una tantum” che andrà in tasca a quanti ricevono una pensione sotto i 3 mila euro. La soluzione sarà approvata nel Consiglio dei ministri di lunedì 18 maggio, in risposta alla sentenza della Corte Costituzionale sul mancato adeguamento dei trattamenti previdenziali al costo della vita, deciso dal governo Monti con il decreto “Salva Italia” per il biennio 2012-2013. L’ipotesi, pur non restituendo a tutte le pensioni la mancata indicizzazione, risponde a un criterio di equità, rimborsando quelle medio-basse. “Nessun pensionato perderà un centesimo” ha assicura il premier, precisando che però “non sarà un rimborso totale”.
“È bene che si cominci ad affrontare il problema dalle pensioni medio-basse, ma Renzi non se la può cavare solo con un bonus una tantum” commenta Carla Cantone, segretaria generale dello Spi Cgil: “Sicuramente è meglio di niente, ma la questione aperta non può finire né qui né così. Il presidente del Consiglio farebbe bene a confrontarsi con noi per non fare errori”. Moderata soddisfazione anche da parte della Uil Pensionati. “Per ora possiamo dire che è certamente meglio di niente, ma un bonus una tantum non basta” dice il segretario generale Romano Bellissima: “È necessario trovare una soluzione che affronti non solo il problema della restituzione di quanto i pensionati hanno perso a causa del blocco della rivalutazione, ma anche di quanto perderanno in tutti gli anni a venire”.