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Le donne, pur rappresentando il 53% dei pensionati (8,8 milioni su 16,7 milioni) e più della metà delle pensioni, percepiscono solo il 44% degli oltre 258 miliardi di euro erogati, mentre il 56% è destinata agli uomini. È quanto si evince dai dati di una ricerca Istat-Inps sui “trattamenti pensionistici e beneficiari nel 2010: un’analisi di genere”. “Nel 2010 – comunicano i due istituti - dei 23.763.023 trattamenti pensionistici il 56,5% e’ stato erogato a donne e il 43,5% a uomini”.
“L’importo medio annuo delle prestazioni di titolarità maschile ammonta a 14.001 euro, il 65,3% in più di quello delle pensioni di titolarità femminile, che si attesta a 8.469 euro - continua la ricerca -. La crescente prevalenza del genere femminile all’aumentare del numero di trattamenti percepiti fa sì che il divario tra uomini e donne si riduca al 43,6% se calcolato sul reddito pensionistico medio, pari a 18.435 euro per gli uomini e 12.840 per le donne. Tra il 2000 e il 2010, i differenziali degli importi medi delle pensioni e dei redditi pensionistici tra uomini e donne sono cresciuti, rispettivamente, di 5,4 e 2,3 punti percentuali”.
“Oltre la metà (54,8%) delle donne percepisce meno di mille euro, contro un terzo (34,9%) degli uomini. Il numero degli uomini (597 mila) che percepiscono un reddito pensionistico mensile pari o superiore ai 3000 euro e’ di oltre tre volte più elevato di quello delle donne (180 mila)”, continua la ricerca Istat-Inps.
“Le disuguaglianze più marcate si osservano tra le regioni del Nord, sia con riferimento agli importi medi delle singole prestazioni sia in relazione al reddito pensionistico dei beneficiari. Il rapporto tra il numero di pensionati e quello della popolazione occupata -rapporto di dipendenza- e’ a svantaggio delle donne: 93,3 pensionate ogni 100 lavoratrici, a fronte di 55,9 pensionati ogni 100 lavoratori”, conclude la ricerca.
“Le donne sono sicuramente le più penalizzate dalla crisi. Ma ad essere penalizzate ormai sono tutte le fasce più deboli del paese ovvero i pensionati, i lavoratori che vengono espulsi dal mondo del lavoro e tutti quei giovani che ad oggi non hanno alcuna prospettiva occupazionale”. Così Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, commenta i risultati della ricerca.
“Non si tratta quindi – ha continuato Cantone – solo di una questione di genere. I redditi da pensione, così come quelli da lavoro, sono tra i più bassi in Europa ed è su questo che bisogna intervenire. E’ per questo che sarebbe bene che il governo modificasse nel profondo la propria politica di rigore e che i partiti nei loro programmi si ricordassero della condizione di tutti quelli che più di altri hanno pagato e continuano a pagare questa crisi. Governo e partiti devono pensare a come ridistribuire la ricchezza e a produrre finalmente lavoro”.