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“Cgil, Cisl e Uil ce la stanno mettendo davvero tutta per modificare in meglio il sistema pensionistico italiano: una piattaforma comune, una giornata di mobilitazione unitaria lo scorso dicembre, e poi nei giorni passati una lettera al presidente del consiglio Matteo Renzi e al ministro Poletti per chiedere finalmente l'apertura di un tavolo. Eppure nessuno ci ha ancora risposto.” A dirlo è Vera Lamonica segretaria confederale della Cgil, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.
“Noi pensiamo che la questione non sia più rinviabile - ha continuato Lamonica -. Va aperto un tavolo, va affrontato il tema, e vanno trovate soluzioni. Perché questo gioco al rinvio permanente fa solo danni. Se non cambierà qualcosa, lavoreremo insieme a Cisl e Uil per dare una risposta, anche di mobilitazione. La piattaforma unitaria è un grande valore in sé, ma ha anche un grande valore di contenuto, e va quindi sostenuta”.
Le parole chiave dei sindacati sulla previdenza sono equità, solidarietà e flessibilità. “E la piattaforma comune presentata - secondo la dirigente sindacale - le sostiene appieno. Per quanto rigiarda la flessibilità,è evidente che la rigidità del nostro sistema non si concilia né con la realtà del lavoro né tanto meno con un'idea di sostegno alle persone in età avanzata, oltre a impattare su un mercato del lavoro in crisi. Flessibilizzare il sistema previdenziale aiuterebbe a sbloccare il mercato del lavoro in direzione dei giovani. Ma, accanto a questo, abbiamo posto anche il tema della solidarietà, perché è altrettanto chiaro che il sistema attuale, puramente contributivo in un mercato del lavoro afittico, porterà intere generazione verso un futuro privo di una tutela previdenziale adeguata. Nella piattaforma cominciamo a proporre alcune soluzioni e poi parliamo di equità, perché ci sono tanti problemi irrisolti: dalla questione delle rivalutazioni per le pensioni in essere fino alle ricongiunzioni onerose, ad altre questioni aperte. La nostra non è una piattaforma che chiede qualche ritocco, ma che invece avanza l'idea di un ripensamento del sistema per come è stato disegnato. Non abbiamo bisogno di soluzioni di emergenza”.
Invece sul welfare e sulle prestazioni sociali e assistenziali c'è il rischio è che si continui a fare cassa. “Il governo - secondo Lamonica - ripropone un atteggiamento di iniquità profonda. Noi, negli ultimi anni, ci siamo battuti fortemente per avere una misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta, che oggi riguarda ormai 4 milioni di persone. Siamo riusciti ad ottenere che si avviasse un percorso per affrontare questo tema, ma ne è venuto fuori uno stanziamento assolutamente inadeguato. Ora per fare cassa si parla di misure di natura previdenziale. Si tratta della reversibilità, e quindi di tutto il meccanismo previdenziale per i superstiti. Ci sono le vedove, ma ci sono anche i figli, ci sono i nuclei familiari. Si fa cassa su una platea che magari è appena meno povera della platea di povertà assoluta a cui ci si rivolge. E' un'operazione inaccettabile.”
“Siamo in un clima - ha concluso la dirigente di Corso d'Italia - in cui si alimentano le guerre tra poveri. E' uno dei meccanismi di costruzione del consenso, e questa è davvero una cosa drammatica. Prima i giovani contro gli anziani, poi gli attivi contro gli immigrati, poi chi è più povero contro chi lo è di meno. Tutto ciò ci dice che in questo paese abbiamo un compito preciso: ricostruire una capacità di tutela e di protezione sociale di cui c'è un bisogno oramai straordinario”.