"Non vorremmo che il Governo, sulla base delle sollecitazioni che giungono dall'Europa, pensasse di innalzare anche l'età pensionabile delle donne per equiparala a quella degli uomini, magari destinando le risorse così risparmiate nuovamente al risanamento del debito". Lo afferma il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano.

L'innalzamento del'età pensionabile delle donne sarebbe "uno scippo intollerabile - dice Damiano - considerando che tra il 2020 e il 2060, soltanto dalle pensioni si risparmieranno oltre 300 miliardi di euro. Il ministro Giovannini, accanto alla battaglia per inserire nella legge di Stabilità un sostegno per gli oltre 4 milioni di poveri, dovrebbe - sottolinea Damiano - anche battersi per avere nella stessa legge una soluzione al problema dei cosiddetti esodati e per l'introduzione di una norma di flessibilità nel sistema previdenziale, come promesso dal Governo".

"Non sfugge al Ministro che l'esistenza di centinaia di migliaia di persone rimaste senza reddito a causa della 'riforma' Fornero delle pensioni ha prodotto nuovi poveri. Se questo problema si risolve riduciamo la platea dei cittadini che hanno bisogno di un'assistenza. Non comprendiamo come mai il governo continui a sottovalutare il tema delle pensioni: l'indicizzazione proposta dal 2014 non va bene perché mette di nuovo le mani nelle tasche dei pensionati; seimila nuovi salvaguardati nella legge di Stabilita' non risolvono il problema; l'assenza di una misura di flessibilità, a partire dai 62 anni di età con 35 anni di contributi, e aver innalzato bruscamente l'età fino a 67 anni, impedisce il turn-over nelle imprese e ai giovani di entrare nel mercato del lavoro".