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La Cgil ha ribadito "alcuni dubbi" sull'impostazione complessiva della manovra, ma i giudizi "vanno mantenuti equilibrati" per "la necessità di capitalizzare gli avanzamenti ottenuti". I dubbi riguardano, in particolare, "la scelta della decontribuzione e la necessità di non destinare tutte le risorse a incentivazione delle imprese ma anche a qualificare il sistema formativo". Così i segretari confederali di corso d'Italia, Roberto Ghiselli e Tania Scacchetti, al termine dell'incontro con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che si è tenuto stamani (16 ottobre) insieme a Cisl e Uil, per affrontare i temi del lavoro e della previdenza.
Sul capitolo lavoro, il ministro ha illustrato alcuni provvedimenti che dovrebbero trovare spazio nella legge di stabilità. Sulla questione dei centri per l’impiego, ha confermato che, oltre che un'ulteriore dotazione per Anpal, nella legge sarà previsto lo stanziamento di risorse per sostenere l’accordo con le regioni per un definitivo passaggio dei dipendenti dei centri per l’impiego in capo alle regioni, compresa la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.
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Sul nodo del lavoro per i giovani il ministro ha confermato la volontà di inserire anche in questa legge di stabilità una norma sulla decontribuzione. "La misura, al 50% - spiega la Cgil -, si deve intendere strutturale nel senso che spetterebbe per sempre per tre anni: per il primo anno di vigenza, cioè il 2018, il ministero si sta attivando affinché possa valere fino al 35° anno di età (ma ancora nulla è definito), mentre in generale dovrebbe valere fino a 29 anni di età". Al Sud, sempre secondo il governo, con la proroga dei bonus attualmente in vigore (che verrebbero rifinanziati) si mantiene il 100% di decontribuzione annuale.
In tema di ammortizzatori sociali, oltre all'allungamento di 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per aree di crisi complessa, il ministro ha illustrato la volontà di consentire la proroga della cassa (per 6/12 mesi) per imprese strategiche con più di 100 dipendenti che comunque rendano evidente la prospettiva di tenuta dell’azienda e quindi un suo rilancio.
"Nell'incontro di oggi non siamo entrati nel dettaglio", spiega la Cgil, vista l'impostazione dello stesso ministro e la complessa discussione sulla parte previdenziale. In questo caso, comunque, le organizzazioni hanno manifestato "giudizi diversamente articolati". "Giudizi - per Ghiselli e Scacchetti - che al momento, in modo opportuno, vanno mantenuti in equilibrio sia per la necessità di capitalizzare gli avanzamenti ottenuti (in particolare sugli ammortizzatori, che, ricordiamo, non erano meritevoli di alcun intervento secondo il governo all’inizio del confronto), sia per la tenuta del fronte unitario".
Capitolo previdenza. Questo tema, prosegue il sindacato, "non viene considerato dal governo fra le priorità del 2018; il ministro ha precisato che diverse proposte contenute nel documento sindacale non sono accoglibili". Su altre ipotesi l'approfondimento è in corso. Sulla prospettiva previdenziale per i giovani e le carriere discontinue, "il governo ha detto di non avere ad oggi ancora pronta una proposta compiuta, che sta comunque valutando".
Inoltre, sono stati riproposti gli interventi già annunciati in precedenza sui nodi dei requisiti contributivi per le madri nell’accesso all’Ape social (sei mesi per figlio fino ad un massimo di due anni) e l’accesso all’Ape sociale e precoci per alcune tipologie di contratti a termine (con una certa durata minima non specificata). Anche i temi dell’accesso all’Ape/precoci per chi non ha maturato la Naspi e la questione dei 6 anni su 7 per i lavori gravosi li governo li prende in considerazione, ma non sa ancora valutare l’impatto economico. Sulla rivalutazione delle pensioni, l'esecutivo ha confermato l’impegno di garantire la reintroduzione del sistema “a scaglioni” dal primo gennaio 2019.
Il sindacato ha "rilevato unitariamente l’inadeguatezza delle risposte. In particolare, come Cgil abbiamo sottolineato la distanza fra le posizioni del governo non solo rispetto alle proposte sindacali ma anche rispetto ai contenuti del verbale sottoscritto l’anno scorso, su temi come i giovani, la flessibilità in uscita, il riconoscimento del lavoro di cura". Il sindacato quindi prosegue: "Abbiamo considerato insufficienti le proposte di modifica dell’Ape social e l’intervento sui precoci, a maggior ragione considerando come è stata gestita la prima fase della sperimentazione (giustamente evidenziata e denunciata dal nostro patronato nei giorni scorsi). Abbiamo riproposto l’esigenza di verificare la gestione degli interventi su esodati e opzione donna, le cui economie vanno reinvestite per dare risposte alle problematiche ancora aperte".
È "grave" la mancata risposta sull'aspettativa di vita: la Confederazione ribadisce la richiesta "di bloccare l’automatismo con un intervento di legge, permettendo alle parti di confrontarsi su un altro sistema, che tenga anche conto delle differenze rispetto ai diversi percorsi professionali".
Dopo l'approvazione della manovra da parte del Consiglio dei ministri, il premier Paolo Gentiloni, "oltre ad aver introdotto alcune possibili misure di intervento diverse da quelle presentate dal ministro al mattino sull’Ape sociale, in risposta ad una specifica domanda dei giornalisti sull’aspettativa di vita ha detto che in merito esiste una legge e che il governo intende applicarla".
La Cgil definirà a breve un incontro con Cisl e Uil, concludono Ghiselli e Scacchetti, "saranno comunque convocati per mercoledì 18 ottobre alle 17 i segretari generali per fare il punto sulla situazione".