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La ripresa del confronto tra governo e parti sociali sulle pensioni è l’oggetto dell’intervista rilasciata stamattina dal segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, a Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1. “Stiamo gestendo la cosiddetta fase due del negoziato, che dovrebbe mettere mano a cose importanti per noi - come la pensione di garanzia per i giovani, la flessibilità in uscita, il legame tra pensionamento e aspettativa di vita, la previdenza integrativa, il lavoro di cura -. Il ritardo con cui il governo sta aprendo il tavolo e la prossimità di alcuni adempimenti, come la legge di bilancio 2018 e la fine della legislatura, ci fa dire che c’è bisogno di un’accelerazione. È ora che l’esecutivo scopra le sue carte dicendo cosa pensa di questi argomenti. Le nostre proposte sono dettagliate, frutto di una piattaforma unitaria, e noi vogliamo avere un segnale preciso, altrimenti riprenderemo le iniziative di mobilitazione. Quello delle pensioni è un tema talmente sentito dai lavoratori, soprattutto per i forti squilibri provocati dall’attuale riforma, che di fronte a proposte di chiusura al tavolo reagiremo in modo unitario. Non a caso, giovedì 13 luglio ci sarà un attivo nazionale di quadri e delegati Cgil, Cisl e Uil, dedicato proprio alle pensioni”, ha detto il sindacalista.
“È passato un anno dall’inizio della trattativa, caratterizzata dalla difficile fase uno, anch’essa gestita con tantissimo ritardo: basti ricordare i decreti attuativi per l’Ape sociale e volontaria, arrivati a pochi giorni dalla scadenza della domanda. Per non parlare del lavoro precoce, i cui lavoratori direttamente interessati hanno avuto bisogno di chiarimenti perché vi erano dei deficit interpretativi. I ritardi si sono accumulati per varie ragioni e stanno provocando anche alcuni disagi. Quello che è certo è che non possiamo accettare ulteriori dilazioni di tempi e risposte”, ha continuato il dirigente sindacale.
“Inizialmente, quello del 4 luglio era concepito come un incontro tecnico per approfondire due temi: la pensione contributiva di garanzia per i giovani e la previdenza complementare. Poi, è evidente che quell’incontro è assunto una connotazione anche politica, dopo due mesi di mancata comunicazione, e abbiamo colto quell’occasione per anticipare la nostra richiesta di sospendere gli adeguamenti automatici dell’età pensionabile, in particolare alla luce della comunicazione Istat che ha registrato un dato di cinque mesi d’innalzamento della speranza di vita a 65 anni. Ciò vuol dire che l’impatto sarebbe pesantissimo sulle prospettive pensionistiche, perché passeremo da 66 anni e 7 mesi a 67 anni per poter andare in pensione di vecchiaia e addirittura 43 anni e 3 mesi per poter accedere alla pensione anticipata. Ci sono tante ragioni per bloccare questo meccanismo infernale, altrimenti le persone fra un po’ di anni in pensione non ci andranno più. L’innalzamento dell’età pensionabile attuato con la riforma Fornero è stato così repentino per cui se si continua a incrementare l’età in base alla speranza di vita avremo problemi grossi dal lato occupazionale”, ha aggiunto l’esponente Cgil.
“Oltretutto, sempre l’Istat, segnala un ulteriore allargamento della disoccupazione giovanile, mentre gli unici che continuano a rimanere al lavoro sono gli ultracinquantacinquenni. Si continua a ragionare come se l’aspettativa di vita fosse uguale per un lavoratore edile e un docente universitario: è un altro punto che dovremo affrontare nella fase due, nel quadro di una diversificazione anche della speranza di vita dell’età pensionabile in base alla diversità del lavoro e della sua gravosità”, ha rilevato ancora Ghiselli.
“Un altro punto della nostra piattaforma riguarda il lavoro di cura. Giorni fa, la commissione Lavoro della Camera ha documentato il resoconto di un’indagine sulle ricadute di genere delle riforme previdenziali: da lì emerge un dato preoccupantissimo, ovvero che chi ha fatto le spese dell’ultima riforma sono soprattutto le donne. Per questo, noi pensiamo che debba essere riconosciuto questo tipo di lavori, che riguarda figli, persone con disabilità, anziani non autosufficienti, e chiederemo al governo se ci sia la possibilità di verificare e riconoscere con modalità tecniche che chi si è trovato in quelle condizioni abbia la possibilità di andare in pensione con qualche periodo di anticipo”, ha concluso il rappresentante della confederazione.