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Circa mille persone, ovvero più della metà dei lavoratori della galassia Oriocenter, il centro commerciale di Orio al Serio, ha firmato una petizione con la quale viene chiesto di non aprire il centro commerciale alle porte di Bergamo nei giorni delle festività natalizie (Natale, Santo Stefano e Capodanno). "Abbiamo diritto anche noi di festeggiare in famiglia o di concederci giornate di riposo", evidenziano i lavoratori, soprattutto donne, che hanno fatto partire la raccolta di firme insieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
"A seguito della deregolamentazione introdotta cinque anni fa dal decreto Salva Italia del governo Monti, mai più modificato da allora - afferma in una nota Mario Colleoni, segretario generale della Filcams Cgil di Bergamo - oggi le retribuzioni reali nel commercio e nei servizi non sono cresciute, le condizioni di lavoro risultano essere più precarie di prima e la possibilità di conciliazione tra vita privata e lavoro per milioni di lavoratrici e lavoratori è sempre più complicata".
"I dati ci dicono infatti - continua il sindacalista - che tutte le voci legate ai consumi, da quelli totali ai beni durevoli, passando per alimentari, vestiti e calzature continuano ad essere a livelli inferiori rispetto al periodo pre-crisi, senza contare che Pil pro capite e reddito disponibile sono ben lontani dai livelli del 2007. La realtà – insiste Colleoni – è che il lavoro domenicale, festivo, serale e spesso anche notturno, sono divenuti la consuetudine. Si ha sempre più difficoltà a definire i propri spazi di libertà e a scegliere come vivere il proprio tempo fuori dall’ambito lavorativo".
"È vitale ribadire che esiste il principio della volontarietà della prestazione lavorativa nelle festività per lavoratrici e lavoratori del commercio - conclude il segretario Filcams -, cosi come confermato da alcune recenti sentenze della Cassazione. In attesa di un auspicabile intervento legislativo, però, è altresì necessario arrivare a definire con le parti sociali un accordo finalizzato alla definizione di una sorta di autoregolamentazione a livello territoriale o regionale sulle aperture festive. Tornando per una volta a mettere al centro l’uomo e non il profitto e il consumo a tutti i costi”.