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È sempre più urgente prorogare gli ammortizzatori sociali, di fronte alla tragedia di questi giorni, con le scosse di terremoto che si uniscono al dramma della valanga che ha colpito l'hotel di Farindola, alle pendici del Gran Sasso. La richiesta arriva da Cgil, Cisl e Uil dell'Abruzzo, in una lettera inviata alla Regione. Nell'attuale situazione, scrivono, "è assolutamente necessario poter contare su strumenti operativi di sostegno del reddito rapidi, efficaci monitorati".
L’intero Abruzzo è colpito da giorni dal ripetersi di vere e proprie calamità che hanno creato gravissimi disagi alla popolazione. Ancora molte comunità sono senza acqua, senza corrente elettrica, senza metano. Le attività commerciali ed imprenditoriali sono ferme. "Numerosi lavoratori dipendenti da imprese industriali, artigiane, del commercio e dei servizi sono rimasti senza lavoro. Le famiglie hanno difficoltà anche ad approvvigionarsi dei beni di prima necessità". Inizia così il testo firmato dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil regionali, Sandro Del Fattore, Maurizio Spina e Roberto Campo.
"Quasi certamente nel prossimo futuro, per la gravità della situazione, potremo contare sui provvedimenti che dovrebbero essere adottati dal governo nazionale, anche a seguito della richiesta dello stato di emergenza da parte della Regione. Ma i tempi del governo sono obiettivamente troppo lunghi - osservano -, come ha dimostrato l’esperienza dei decreti legge 198 e 205 relativi agli ultimi eventi sismici del 26 agosto e del 30 ottobre 2016".
Nelle ultime due riunioni del Cicas (il Comitato d'intervento per le crisi aziendali e del settore, ndr) sono state decise delle azioni proprio in favore dei lavoratori delle aree colpite dal terremoto che, a distanza di mesi, non avevano nemmeno potuto iniziare l’iter per accedere agli ammortizzatori straordinari/in deroga previsti dalle norme urgenti nazionali. Nell’attuale situazione, per i sindacati, "è invece assolutamente necessario poter contare su strumenti operativi di sostegno del reddito rapidi, efficaci, monitorati. È opportuno che la Regione si attivi subito presso il governo nazionale per chiedere: di poter prorogare gli interventi di cig e mobilità in deroga nelle aree colpite dall’emergenza neve e dall’emergenza terremoto, in particolare per venire incontro ai lavoratori delle piccole e piccolissime imprese attualmente esclusi dagli ammortizzatori sociali ordinari o soggetti al Fis o ai Fondi di solidarietà bilaterali; di potere utilizzare immediatamente le eventuali risorse residue dei fondi già assegnati; di richiedere ulteriori assegnazioni di fondi, in relazione alle richieste che perverranno nei prossimi giorni".
Intanto, i sindacati chimici chiedono un incontro urgente all'Enel, che ha dimostrato la sua fragilità dell'assetto organizzativo e l'inadeguatezza di investimenti e manutenzioni. Lo affermano i segretari generali di Filctem Cgil, Flaei Cisl, Uiltec Uil, Emilio Miceli, Carlo De Masi e Paolo Pirani, in un'altra lettera inviata stavolta all'azienda. Da tempo, spiegano i sindacati, "evidenziamo nei vari tavoli di confronto la situazione particolarmente delicata che sta vivendo Enel in molti suoi settori che, se non adeguatamente affrontata, potrebbe compromettere irrimediabilmente l’operatività dell’azienda stessa".
Una situazione che "si è ulteriormente complicata in due aree particolarmente sensibili quali e-distribuzione e produzione, a causa degli ultimi eventi che hanno dimostrato l’estrema fragilità dell’assetto organizzativo e l’inadeguatezza degli investimenti e delle manutenzioni". In particolare, relativamente all’area e-distribuzione "le intense nevicate che stanno colpendo diverse zone del Centro Sud, tra cui quelle terremotate, stanno dando evidenza oggettiva dello stato di precarietà in cui versano linee e cabine che costituiscono il sistema di trasporto e distribuzione di energia elettrica - in bassa e media tensione - del nostro paese. Il fatto che molti cittadini, nel corso di queste settimane, siano rimasti senza alimentazione ci deve allarmare e preoccupare".
Nel caso dell'area della produzione, inoltre, "l’affrettata decisione che ha portato all’avvio della chiusura di numerosi impianti e alla riduzione dell’assetto produttivo di altri, con un conseguente ridimensionamento del personale, non permette di far fronte alla chiamata in produzione, richiesta da Terna, in funzione della situazione francese che ha creato forte apprensione rispetto alla copertura del fabbisogno italiano".
La condizione in cui versa Enel, aggiungono i sindacati, porta a interrogarsi "se le scelte siano corrette" su alcune questioni: i costanti tagli agli investimenti sugli impianti italiani; la riduzione delle risorse tecniche ed operative sul territorio che obbligano a improvvisare delle task force, a mobilitare tutti i volontari da altre Regioni necessari per affrontare le emergenze; la perdita della conoscenza del territorio e degli impianti che vi insistono, dovuta al ricambio generazionale in corso, non gestita attraverso la necessaria sovrapposizione ed affiancamento i tra nuovi assunti e colleghi uscenti". Le organizzazioni quindi ritengono indispensabile "che, subito dopo la chiusura - che auspichiamo positiva - della vertenza contrattuale, venga convocato immediatamente l’organismo in oggetto, al fine di riaprire i tavoli interrotti a novembre, per affrontare le problematiche evidenziate, al fine di individuare le adeguate soluzioni".
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