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“La legge di Stabilità 2016 non destina fondi per i trasporti, malgrado l’assoluta emergenza in cui vive da tempo il settore. Apprezziamo le buone intenzioni del ministro Delrio, ma vorremmo vederle tradotte in atti di Governo, con norme e finanziamenti adeguati. Per ora, siamo alle solite promesse”. Così Franco Nasso, segretario generale della Filt, stamane ai microfoni di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
“Dell’annunciata riforma del trasporto pubblico locale – ha detto il dirigente sindacale –, ne sappiamo ben poco, in quanto i testi sono ancora in mano all’esecutivo. Di sicuro, è urgente intervenire in quel comparto, dove tutte le grandi aziende sono in crisi e pochissime hanno i conti in ordine. L’origine dei guai sta nella cattiva gestione delle imprese, ma soprattutto nel taglio progressivo e continuato delle risorse negli ultimi dieci anni: così facendo, alla fine i conti non possono tornare, e non c’è dubbio che il tpl non può vivere solo di tariffe: sarebbe un costo insostenibile per la collettività, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione”.
“Anche il piano relativo al trasporto merci su ferro non è stato dettagliato – ha osservato il leader della federazione dei trasporti della Cgil –. Al pari del tpl, è un altro comparto che richiede una politica di governo del mondo dei trasporti efficiente, che fa delle scelte a favore di modalità meno inquinanti e del trasporto collettivo alternativo all’auto privata. Ma non si passa da una situazione all’altra in breve tempo, anche perché c’è tutto un mondo economico che gira attorno ai camion. Ovviamente seguiamo con interesse le idee di Delrio - sulla falsariga di quanto già avviene in altri paesi Europa, che hanno disincentivato il trasporto su gomma -, e ci auguriamo che la politica del ministro sia davvero concretizzabile”.
“Sulla privatizzazione delle Fs, noi ribadiamo la nostra contrarietà – ha continuato il sindacalista –, e ho l’impressione che lo stesso Governo, dopo l’annuncio fatto nel novembre scorso, abbia bisogno di un altro po’ di tempo per chiarirsi bene le idee. Non è un processo semplice, dato l’indebitamento ancora molto alto del gruppo, né sappiamo se l’operazione sia fattibile: secondo noi, si rischia di fare un danno all’azienda e al Paese”.
“Per quanto riguarda i porti, invece – ha proseguito l’esponente Cgil –, abbiamo espresso un giudizio sostanzialmente positivo sul processo di riforma approvato in Consiglio dei ministri, a patto che la riforma sia condivisa e guardi al Mezzogiorno. Abbiamo chiesto un tavolo di confronto sulla parte attinente al lavoro e agli effetti che la riorganizzazione, sia pure indispensabile, potrà avere sui tanti lavoratori del sistema logistico portuale”.
“Infine, sul trasporto aereo e i piani di sviluppo di Alitalia e Meridiana – ha concluso Nasso –, ancora non si vedono risultati apprezzabili, anche perché la competizione sullo scenario mondiale è sempre più dura. Alitalia sta tentando di ricollocarsi sul lungo raggio, correggendo l’errore gravissimo fatto nel 2008, dai cosiddetti capitani coraggiosi che rilevarono la vecchia compagnia di bandiera. Su Meridiana, a quanto ne sappiamo, c’è un interesse da parte di una serie di società del Qatar: in attesa del confronto, siamo preoccupati, perché si parla di un ridimensionamento delle attività dell’azienda, ma d’altronde quella compagnia aerea agiva su un ambito ristretto e la concorrenza delle low cost è stata particolarmente aggressiva. Sul fatto, poi, che Ryanair dichiari di voler lasciare l’Italia perché costiamo troppo, ricordo che quella compagnia ha approfittato negli anni di privilegi assurdi, agendo sul mercato senza regole e facendo accordi direttamente con gli enti locali, ottenendo finanziamenti travestiti da azioni turistiche promozionali o pubblicitarie per portare i propri aerei in quelle località. La scelta di mettere a gara tali risorse fra le diverse compagnie, è chiaro che ha scombussolato la posizione del vettore irlandese. Ma finalmente abbiamo superato un’anomalia assai grave nei riguardi di un privato, che oltretutto tratta malissimo i propri dipendenti, senza contratto e senza alcun riconoscimento delle minime condizioni di lavoro".