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Nuovo appuntamento di ‘Conoscenza & organizzazione’, la rubrica di Rassegna Sindacale e di ‘Quadrato rosso. La formazione va in rete’, la trasmissione di RadioArticolo1. Nel viaggio attraverso la formazione Cgil, oggi la tappa è a Modena, una realtà economica importante anche sotto l’aspetto del lavoro e dell’organizzazione sindacale. Giancarlo Spaggiari, responsabile ufficio formazione della Camera del lavoro locale, spiega il progetto formativo Cgil: “La nostra idea iniziale è stata quella di avere un sistema che avesse una logica e una coerenza complessiva della nostra attività. Strada facendo, negli anni ci siamo accorti che sarebbe stato necessario proseguire l’attività formativa per step, fornendo a tutti, delegati neoeletti inclusi, un’occasione di conoscenza, ma anche di consapevolezza nel saper svolgere il proprio ruolo attraverso la formazione”.
Il sistema formativo è strutturato su un doppio binario: “Il primo – osserva Spaggiari –, prevede un’attività per livelli di specializzazione, mentre il secondo tiene conto delle specificità delle singole categorie, con un livello più generale della Cgil. Le aree didattiche sono tre: formazione per Rsu, formazione per dirigenti e attivisti dello Spi, formazione per funzionari sindacali. Nella prima e nella terza area non c’è la divisione per categorie, proprio perché abbiamo voluto evidenziare un’idea forte di confederalità all’interno di tutto il progetto. Per noi, la nuova frontiera è questa: lavorare tutti assieme sui luoghi di lavoro, al di là delle categorie, respirando un’aria di tipo confederale nelle aule di formazione, a nostro giudizio fondamentale per capire cos’è la Cgil e cos’è la contrattazione inclusiva. Le nuove sfide richiedono un’attività comune che superi ogni steccato”.
Fiore all’occhiello della Cgil modenese è ‘Spartaco’, un progetto formativo molto particolare, nato quattro anni fa, il cui acronimo significa sindacalista per l’assistenza, la tutela e la rappresentanza di lavoratori atipici. “È stato pensato – precisa Spaggiari – per delegati che si devono occupare di lavoratori parasubordinati, in somministrazione, in appalto, o pagati con i voucher, e in un certo senso anticipa quella che sarà la contrattazione futura della Cgil. In sostanza, è il delegato degli ultimi, dei più svantaggiati, di coloro che non hanno diritti. E, come avvenne nella storia, Spartaco si ribella di fronte alle difficoltà, diventa un delegato confederale e svolge attività di tutela verso i più deboli, superando l’attività specifica di categoria e cominciando a dialogare con tutto le strutture del mondo sindacale. Impara a capire l’organizzazione del lavoro e soprattutto sviluppa una modalità di gestione del ruolo che va oltre l’attività tradizionale del delegato”.
Altro progetto di punta, ‘Prometeo’, nuova figura sindacale in via di formazione. “Prometeo è il delegato dei diritti – specifica Spaggiari –, nato da un’idea rigorosamente ‘made in Modena’, che ha la finalità di formare sindacalisti che abbiamo competenze sulle tutele individuali dei lavoratori. Sono corsi di 120 ore complessive in aula, assai specifiche e tecniche, che mettono i delegati in grado di effettuare pratiche di base, come domande di pensione o disoccupazione, richieste d’invadlidità o di assegni familiari. La nostra idea è tutelare i bisogni dei lavoratori, visti anche come componenti di nuclei familiari, cui la Cgil vuole essere al servizio in ogni situazione”.
“In pratica – afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –, Spartaco e Prometeo sono la traduzione dei contenuti della Carta dei diritti universali del lavoro dal punto di vista della formazione. Creare delegati in grado di tutelare e rappresentare i lavoratori in ogni luogo di lavoro, qualunque sia la loro natura contrattuale e a prescindere dal loro mondo d’appartenenza, d’impresa o cooperativa, difendendo i loro bisogni individuali e familiari. In questo, possiamo dire che la Cdl di Modena si è ‘customizzata’, per usare un termine in voga nelle aziende, nel senso che si adatta alle esigenze di ogni singolo lavoratore, puntando molto sulla qualità dei diritti. È una struttura, quella modenese, che ascolta e apprende, assai interessata ai segnali che provengono dal mondo del lavoro, e in questo è anche molto inclusiva”.
Monia Auricchio, funzionaria di Nidil nazionale, e Marco Calamita, delegato Rsu di Atlas concord, hanno entrambi partecipato ai corsi di formazione della Cdl di Modena. “La mia esperienza è stata assolutamente positiva – racconta Auricchio –. Sono diventata delegata e anche Rsu in un’azienda che storicamente non aveva mai avuto un rappresentante sindacale. La formazione è un momento fondamentale nella vista di un sindacalista, in quanto ti dà consapevolezza e gli strumenti per capire ed esercitare al meglio il tuo ruolo, sia dal lato delle conoscenze tecniche che dal punto di vista psicologico, stando in mezzo ai lavoratori, che magari provengono da settori e ambienti diversi dal tuo. Durante il mio primo corso base ho dovuto svolgere dei lavori di gruppo, e dovendo rappresentare un Rsu, lo abbiamo configurato come un Barbapapà, che, come il cartone animato, si trasforma in maniera duttile sotto varie forme, adattandosi al contenuto e alla situazione in cui si trova l’azienda”.
“Anche la mia frequentazione ai corsi modenesi è stata ottima – commenta Calamita –. Mi sono trovato ad affrontare anche cinquanta lavoratori atipici, cui dovevo diventare il loro punto di riferimento in azienda. Durante il corso ho imparato tanto e ringrazio la Cgil che mi ha dato la possibilità di acquisire informazioni per tutelare questi lavoratori che hanno pochi diritti e sono sottoposti a regole diverse dai loro colleghi più ‘garantiti’. Spesso, per paura, i precari non chiedono e non si espongono più di tanto in azienda. Grazie alle Rsu, ora possono venire da noi a prendere tutte le informazioni che non hanno sui temi più svariati, come paga oraria, indennità, maternità, norme di sicurezza. Io stesso, per merito di ‘Spartaco’ e della formazione, ho acquisito una serie di nozioni che non avevo, se non per i lavoratori a tempo indeterminato. Quello degli atipici è davvero un mondo a parte: i più giovani, spesso laureati, hanno un atteggiamento culturale diverso rispetto agli anziani, poi ci sono gli extracomunitari che hanno altri tipi di problemi e ci approcciano in modo più circospetto, magari fuori al bar, per non essere troppo visibili in azienda”.