Le associazioni imprenditoriali e i sindacati del settore moda presentano oggi a Milano il protocollo d’intesa per un piano coordinato europeo di politiche a favore di investimenti, occupazione e redditi. E' quanto si legge in una nota della Filtea Cgil. E' un testo per la legislatura Ue 2009-2014 rivolto a candidati, futuri parlamentari e forze politiche del Parlamento europeo.

“Il protocollo – ricorda Valeria Fedeli, segretaria generale – è una risposta alla crisi e insieme uno stimolo al futuro Parlamento europeo. Segna la volontà di partecipare alla definizione di interventi di impatto immediato e di politiche per uno sviluppo di lungo periodo, che coniughi sostenibilità e competitività nei mercati globali. La filiera della moda ancora una volta si presenta unita davanti alle sfide complesse fa sistema condividendo obiettivi e prospettive di lavoro, e si offre come interlocutore forte nei confronti di governi nazionali e sovranazionali e delle forze politiche oggi candidate alle elezioni europee".

"Proponiamo ai futuri parlamentari europei - prosegue - di seguire la nostra scelta, di fare anche loro sistema creando nella prossima legislatura un intergruppo per il settore moda che diventi spazio di confronto ed elaborazione costante".

Il settore della moda, secondo la sindacalista, è strategico
per l’assetto produttivo italiano e "dopo anni di crescita, determinata dalla capacità di valorizzare il saper fare diffuso lungo una filiera che ha saputo sentirsi parte di un sistema unico, oggi sente la crisi in modo pesante, vede a rischio il futuro di tante piccole imprese e tanti lavoratori". Servono interventi incisivi e mirati da parte dei governi nazionali, a suo avviso, e "c’è bisogno di una cornice di coordinamento europea, per unire le diverse responsabilità e rendere forte la competitività del made in Italy".

Con il protocollo, infatti, il sistema moda chiede interventi immediati per facilitare l’accesso al credito di piccole e medie imprese e per potenziare gli ammortizzatori sociali. "Chiediamo, poi, misure che nello specifico rispondano alle esigenze della filiera tessile - conclude Fedeli -: la tracciabilità per difendere il made in Italy; la reciprocità delle regole del commercio internazionale; il controllo della sicurezza dei prodotti; politiche industriali di continuo dialogo sociale e sostenibili; tutela della proprietà intellettuale e lotta alla contraffazione".