Centinaia di lavoratori immigrati hanno deciso di protestare ieri (31 luglio) nelle campagne di Nardò chiedendo di essere retribuiti in maniera più equa e pretendendo diritti e tutele. Centinaia di lavoratori senegalesi, magherebini, sud africani hanno deciso di scioperare e di non andare a raccogliere i pomodori nei campi. Lo rende noto un comunicato della Flai.

"Solo se si da una lettura superficiale dell’evento - prosegue la nota.- non si arriva a decodificare che quanto è accaduto non ha nulla di casuale o di estemporaneo. La Flai e la Cgil da mesi sono impegnate in tutta Italia in un’attività denominata 'sindacato di strada' e in maniera particolare proprio a Nardò".

"Sindacalisti e operatori confederali
a bordo di un camper si sono recati giornalmente, da quando è iniziata la campagna di raccolta, sui campi e hanno svolto un’intensa attività di informazione. A Nardò si raccolgono circa 400 lavoratori immigrati, provenienti prevalentemente dall’Africa,  ai quali sono stati spiegati i diritti, la paga contrattuale, il ruolo e la forza del sindacato confederale".

"Con la protesta di ieri hanno voluto
denunciare e ribellarsi al caporale (al quale devono pagare 3 euro al giorno per essere chiamati a lavorare più 5 euro per il trasporto sui campi), rivendicare un salario equo a fronte dei 4-6 euro a cassone di pomodoro (il salario contrattuale è oltre il doppio), avere un lavoro regolare e non in nero (e non correre il pericolo di entrare in clandestinità grazie alla Bossi-Fini). La loro è soprattutto una battaglia di civiltà e dignità umana.La Flai e la Cgil sono con loro. Non possiamo permetterci il lusso di lasciarli da soli"."