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La mobilitazione per impedire la cancellazione del Corpo forestale dello Stato e la sua coatta militarizzazione nell'Arma dei Carabinieri prosegue. Oggi, infatti, mentre nei pressi di palazzo Vidoni a Roma, sede del Ministero della Pubblica amministrazione, migliaia di uomini e donne appartenenti al corpo protestavano - rivendicando una sospensione di almeno sei mesi del decreto attuativo della riforma Madia, che dal primo gennaio cancellerà e accorperò la Forestale nei Carabinieri -, una delegazione sindacale veniva ricevuta nella sede ministeriale.
Un incontro senza grandi esiti - “interlocutorio”, lo ha definito il segretario nazionale Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte -. Da qui, la decisione di dare un aut aut al governo di 48 ore: o la sospensione immediata del decreto e la riapertura contestuale di un confronto, o la mobilitazione andrà avanti con più forza, a partire dall'operazione di ricorsi legali, oltre 2.500 presentati da altrettanti singoli componenti del corpo, contro il processo di imposta militarizzazione, associando così la battaglia legale a quella sindacale.
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La richiesta dei sindacati, unitaria di Sapaf, Ugl Cfs, Snf, Fns Cisl, Fp Cgil Cfs e Dirfor, è di sospendere immediatamente i tempi previsti dal decreto attuativo della riforma targata Madia: “Dal primo gennaio – spiega il dirigente sindaale – non esisterà più il Corpo forestale e ai lavoratori non è stata data alcuna possibilità di scelta, se non il passaggio obbligato ai Carabinieri", per circa 7.500 uomini e donne della Forestale. I sindacati hanno avanzato delle proposte per scongiurare la militarizzazione della polizia ambientale, estendendo anche alle regioni l'onere della ricerca di soluzioni per il mantenimento di un diffuso sistema di polizia ambientale e forestale, così come rivendicano tutele, per quanto riguarda le domande di mobilità del personale che intende passare ad altre amministrazioni.
Se il ministero non dovesse rispondere alla richiesta sindacale nelle prossime 48 ore, andrà avanti la mobilitazione, sindacale e legale. Su quest'ultimo punto, i sindacati hanno raccolto oltre migliaia di ricorsi al Tar, presentati da altrettanti singoli componenti del Corpo forestale dello Stato. Secondo il sindacalista, alla luce della recente pronuncia della Corte Costituzionale, potrebbe essere possibile far valere lo stesso principio, della mancata intesa con le Regioni, che ha portato alla bocciatura di altri tre decreti attuativi della riforma Madia.