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Ieri (il 26 febbraio 2015), i posti a sedere della sala mensa della Fiat Sata di Melfi non riuscivano a ospitare tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno partecipato alle assemblee convocate dalla Fiom per i tre turni. La tentazione di un selfie da twittare al Presidente del consiglio è stata molto forte, ma abbiamo voluto evitare le polemiche e stare al merito. Nelle tre assemblee abbiamo distribuito un volantino con le nostre proposte per affrontare la salita produttiva che riguarda solo la linea che in tre turni giornalieri produce la 500 X e la Renegade, perché invece sulla linea della “nuova” Punto si lavora solo su due turni.
A Melfi in assemblea c'eravamo già stati il 20 del mese scorso, quando la pausa mensa a fine turno era stata cancellata e c'era tra i lavoratori tensione e stanchezza per una scelta che li vedeva al lavoro per otto ore al giorno senza poter nemmeno fermarsi per mangiare qualcosa. In quella occasione la Fiom ha assunto l'impegno di tornare in assemblea con le proprie proposte per affrontare la salita produttiva e contestualmente un miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali. Finita l'assemblea per ottenere un incontro con la direzione aziendale è stata formalizzata una richiesta rimasta senza risposta. In compenso la pausa mensa a fine turno è stata ripristinata dopo qualche giorno.
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: né l'azienda, né gli altri sindacati hanno voluto ascoltare la richiesta dei lavoratori della Sata per l'apertura di un negoziato unitario che affronti i problemi sollevati dai lavoratori in queste settimane. É fisiologica, con il lancio di un nuovo modello, la presenza di problemi organizzativi, ma nella fabbrica dei “21 giorni” c'è una situazione inaccettabile.
In una delle assemblee un lavoratore, prendendo la parola, ha detto:
“Voglio lavorare, tenermi la mia fabbrica, tornare a casa stanco, ma non spezzato”.
L'aumento dei carichi e dei ritmi di lavoro, il comando degli straordinari al sabato e alla domenica stanno pesando molto in fabbrica.
Il bisogno di aprire un negoziato vero, di poter decidere e contrattare le condizioni e il tempo di lavoro e il salario sono emersi negli interventi svolti dai delegati della Fiom.
Il fatto che sulla Sata ci siano investimenti e modelli, come richiesto dalla Fiom per superare la cassa integrazione, è un passo in avanti importante, ma al lavoro debbono accompagnarsi i diritti. Per questa ragione abbiamo condiviso con i lavoratori una proposta in quattro punti che è stata votata all'unanimità con una sola astensione.
La Fiom alla luce del voto conferma la richiesta di un negoziato unitario, sulla base di un mandato dei lavoratori, che si ponga l'obiettivo di far cessare gli straordinari comandati negoziando una nuova turnistica che riduca l'orario di lavoro, rispetti i riposi e le pause. Tale obiettivo può essere raggiunto utilizzando una quarta squadra che garantisca la trasformazione dei contratti di lavoro interinali in stabili e magari di aumentarne il numero oltre quello annunciato. Inoltre, c'è bisogno di una verifica della metrica e delle postazioni insieme al mantenimento della pausa mensa. Infine, il “salto di gamma” deve trovare una compensazione redistributiva sul salario delle lavoratrici e dei lavoratori di Melfi, anche perché oggi in Fiat c'è un salario inferiore all'indotto.
Mentre scriviamo giunge la notizia della scelta della direzione aziendale di tenere incontri separati: è una decisione inaccettabile, perché l'azienda decide d'incontrare in un secondo momento non solo la Fiom ma anche i lavoratori che hanno preso parte alle assemblee di ieri.
Venerdi 27 i cancelli della Fiat Sata si aprono alla Fiom, ma all'incontro ci saranno anche i lavoratori presenti in assemblea con cui abbiamo condiviso le rivendicazioni che porteremo al negoziato con l'azienda.
* Fiom