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Sciopero nazionale per l’intera giornata del 3 marzo e stato di agitazione di tutto il personale: è la risposta unitaria che i sindacati, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno deciso di dare alle ultime “azioni unilaterali” di Mediamarket, la società che controlla i negozi a marchio Mediaworld. La decisione di arrivare alla mobilitazione scaturisce in particolare dopo l'annuncio da parte dell'azienda della chiusura al 31 marzo 2018 dei punti vendita di Grosseto e Milano Stazione Centrale; della cessazione definitiva del contratto di solidarietà il prossimo 30 aprile con la conseguente volontà di risolvere definitivamente gli esuberi; del trasferimento della sede amministrativa di Curno (Bergamo) a Verano Brianza (Milano) con 500 lavoratori costretti a spostamenti di 100 chilometri al giorno se vogliono mantenere il posto; e, infine, dell'eliminazione, a far data dal 1° maggio 2018, della maggiorazione domenicale del 90% riconoscendo il solo 30% previsto dal ccnl.
Si tratta di una serie di provvedimenti che – spiegano i sindacati – dovrebbero puntare, secondo l'azienda, a rendere tutti i punti vendita (oltre 100 in Italia con circa 6 mila dipendenti) economicamente sostenibili, in virtù di “un bilancio consuntivo in perdita di 17 milioni di euro”. L’unica soluzione proposta da Mediamarket in alternativa ai licenziamenti dei dipendenti delle aree in solidarietà e dei punti vendita in chiusura – spiegano ancora Filcams, Fisascat e Uiltucs – è il trasferimento sui punti vendita di tutto il territorio nazionale, tra cui l’unica nuova apertura del punto vendita di Chivasso (Torino). “Tali trasferimenti – dicono ancora i sindacati – comporterebbero probabilmente condizioni peggiorative, come avvenuto nei recenti casi analoghi”.
Filcams, Fisascat e Uiltucs ritengono “inaccettabile” l’annuncio di ulteriori chiusure di negozi, fatto peraltro con “così poco preavviso, mettendo le lavoratrici e i lavoratori di fronte al ricatto del trasferimento”. “Considerato che i 17 milioni di euro di perdite, evidentemente, non sono imputabili tutti a Grosseto e Milano Centrale – spiegano ancora le tre sigle sindacali –, è stata chiesta all’impresa la lista dei punti vendita in perdita al fine di avere chiarezza sulle future possibili criticità. L’azienda si è categoricamente rifiutata di fornire informazioni in tal senso”.
“Considerato che l’esito dell’incontro porta ad ulteriore perdita di occupazione e alla volontà di ridurre il salario dei lavoratori, la decisione di proclamare la mobilitazione nazionale è inevitabile”, concludono Filcams, Fisascat e Uiltucs, che invitano “le strutture territoriali e le Rsa/Rsu a organizzare assemblee e ad attivare tutti i canali al fine di promuovere la mobilitazione in tutta l’azienda”. “Perché – è l'avvertimento dei sindacati – lo sciopero del 3 marzo è solo il primo atto di una mobilitazione che dovrà proseguire”.