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Nei giorni scorsi la Cgil, insieme all'Inca, ha partecipato alle audizioni che si sono svolte presso il Senato sul decreto 187 di prossima pubblicazione, sui temi della conciliazione dei tempi di vita, cura e lavoro. Si tratta di uno dei decreti che il governo si appresta a varare concernente i temi della Legge delega 183/2014 meglio conosciuta come Jobs Act. I primi due decreti già in vigore, pubblicati in Gazzetta con i numeri 22/2025 e 23/2015 normano rispettivamente i nuovi ammortizzatori sociali e la riduzione delle tutele dell'articolo 18 nonché l'introduzione del contratto a tutele crescenti.
Per il decreto sulla maternità è stato avviato l'iter di approvazione che prevede un passaggio al Senato e alla Camera per acquisire il loro parere e, infine, la decisione ultima spettante al governo che deciderà se recepire modifiche e miglioramenti, prima della effettiva approvazione.
Il decreto avrà carattere sperimentale per il solo 2015 e, considerando il tempo ancora necessario per l'approvazione, si rischia che i tempi per la sperimentazione siano risibili e limitati a pochissimi mesi. Pertanto, sarebbe utile prevedere una proroga delle norme anche per buona parte del 2016, in modo da avere a disposizione almeno un anno per fare le valutazioni sull'efficacia delle stesse.
Questa considerazione, insieme a molte altre, sono state avanzate durante l'audizione, alla fine della quale sono stati consegnati dei documenti a sostegno delle nostre proposte e che cercherò di sintetizzare. Vale la pena rimarcare che le nuove norme sulla maternità e genitorialitá si sono rese necessarie a seguito degli interventi legislativi, sopra richiamati, come la riduzione delle tutele in tema di licenziamenti, per evitare palesi discriminazioni e possibilità di passi indietro, soprattutto a carico delle donne. Inoltre, vengono inserite correttamente nel testo alcune sentenze della Corte Costituzionale, come la previsione del congedo di paternità in caso di morte o di grave malattia della madre; il diritto dei padri a sostituirsi alla madre al ricorrere di particolari condizioni; l'erogazione dell'indennità di maternità anche in caso di licenziamento per giusta causa, che salvaguardino il diritto e il bisogno del neonato all'accudimento. Si tratta però di recepimenti e non di innovazioni legislative.
Nel decreto troviamo attenzione verso le adozioni e gli affidamenti, realizzando un passo avanti nell'equiparare la maternità e paternità biologica a quella adottiva e affidataria. Viene estesa la possibilità di usufruire dei congedi parentali fino ai 12 anni del bambino che però deve essere completata dalla possibilità, per le famiglie a basso reddito, di poter usufruire del congedo retribuito al 30% fino al limite di età previsto, pena l'esclusione dal beneficio delle famiglie più povere.
Per la prima volta si introduce il tema della violenza di genere, sulla quale il movimento delle donne e quello sindacale hanno lottato portando il problema a rilevanza generale, ma le proposte appaiono troppo semplificate e non mettono a frutto la grande esperienza maturata in questi anni dai centri antiviolenza. Per questo abbiamo chiesto normative più flessibili che consentano la personalizzazione degli interventi. Abbiamo anche segnalato che rimane invariato l'unico giorno di congedo obbligatorio per i padri introdotto dalla legge Fornero 92/2012 che risulta inadeguato e carente sul piano della condivisione della cura, sottolineando che peraltro gli ulteriori due giorni facoltativi per il padre vengono sottratti alla madre. Per questa ragione riteniamo necessario rivedere e ampliare questa possibilità.
Il testo appare carente nella promozione della genitorialitá condivisa perché la donna viene indicata come la principale destinataria delle misure di conciliazione, rinunciando ad un'azione innovativa anche sul piano simbolico e limitandosi a fotografare e trasmettere un'immagine tradizionale della società italiana.
Anche il linguaggio andrebbe complessivamente rivisto eliminando il "maschile universale" poco rispettoso della parità di genere. Abbiamo inoltre chiesto la chiara possibilità di superare i cinque mesi di aspettativa obbligatoria per parto anticipato e ricovero del bambino in caso di adozione.
Ci siamo soffermati sulla necessità che tutte le norme flessibili, come il congedo a ore, siano effettivamente utilizzabili a partire dal momento dell'approvazione perché negli anni passati l'Inps non ha mai reso disponibile la procedura. Quindi, anche quando la contrattazione di secondo livello ha introdotto questa possibilità, non è stato possibile fruirne nel concreto. Abbiamo rimarcato la necessità di una definitiva e completa equiparazione tra lavoro subordinato, parasubordinato e autonomo sulla base dei cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro. Infine, abbiamo evidenziato la necessità che vengano integrate nel testo le misure contro il licenziamento in bianco, piaga conosciuta e denunciata negli anni dal sindacato.
Ci auguriamo che il legislatore recepisca le nostre proposte affinché questa legge non sia un'ennesima occasione perduta. È' anche necessario che la Cgil e le categorie mettano in campo una costante attenzione ai temi di genere facendoli vivere come una delle importanti responsabilità della rappresentanza, della contrattazione collettiva e come valore condiviso e praticato.
* collegio di presidenza Inca