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Nei primi tre mesi del 2018 le aziende marchigiane hanno assunto 50.000 persone, il 23,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, elaborati dall’Ires Cgil Marche, la maggior parte dei neoassunti ha un contratto a termine o precario (87,3%): solo il 12,6% è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato.
Tra le tipologie di lavoro precario, quella che registra un maggior incremento è il contratto intermittente, che aumenta in un solo anno del 57% e arriva a toccare quota 6.000, esattamente come quello a tempo indeterminato. Cresce in maniera consistente il contratto di somministrazione (+18%) e, in soli tre mesi del 2018, arriva a toccare 13.000 nuove assunzioni. La forma più utilizzata è quella del contratto a termine (20.000), che cresce del 18% rispetto allo stesso periodo del 2017. Anche il contratto di apprendistato aumenta del 21% attestandosi in 2.800 unità.
I contratti a tempo indeterminato crescono del 21% ma, nel complesso delle assunzioni, perdono gradualmente peso. Le cessazioni di rapporti di lavoro, nello stesso periodo, sono state oltre 23.000 e aumentano del 15,9%, con un saldo positivo pari a 3.212. Tra le varie forme di contratto, l’unica ad avere un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni è il tempo indeterminato, con -1.462 contratti, mentre le altre forme, in primo luogo il tempo determinato, registrano un saldo positivo consistente.
“Rispetto ai valori medi osservati per il Centro Italia e per il paese nella sua totalità, la situazione delle Marche è molto preoccupante. Le assunzioni a tempo indeterminato crescono ovunque, soprattutto nelle regioni del Sud, per effetto degli sgravi contributivi inseriti nella legge di Bilancio 2018, ma nelle Marche costituiscono una percentuale più bassa delle assunzioni totali (12,9), rispetto all’incidenza rilevata per la media nazionale (19,1%). La nostra regione, nella classifica delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato, risulta essere terz’ultima, solo dietro a Trentino e Valle d’Aosta”, osserva la Cgil regionale.
Dichiara Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche: “Pur in un contesto di crescita dei contratti avviati, continuiamo ad essere primi per la precarietà, segno evidente di una difficoltà del nostro tessuto economico. Risulta abbastanza surreale che mentre registriamo questi dati allarmanti sul dilagare del lavoro discontinuo, nel paese stanno reintroducendo i voucher, che rappresentano la peggiore forma di lavoro, priva di ogni tutela”.
Conclude Giuseppe Santarelli, della segreteria regionale Cgil Marche: “Chi governa la Regione e chi rappresenta il sistema delle imprese non sembrano preoccupati di questa situazione; invece noi lanciamo l’allarme, perché questi dati ci dicono che non c’è una ripresa strutturale dell'occupazione e che, drammaticamente, si allarga l'area del disagio economico e sociale”.