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“Siamo le uniche realtà in grado di gestire gli strumenti necessari all'applicazione delle riforme contenute nella legge di Bilancio 2019, garantendone equità e trasparenza, contribuendo al contempo alla semplificazione fiscale”. A dirlo sono Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, coordinatori della Consulta nazionale dei Centri di assistenza fiscale, in occasione di un convegno che si è tenuto mercoledì 24 ottobre a Roma, cui hanno partecipato anche Teresa Manzo (Commissione Bilancio della Camera), Andrea Caso (Commissione Finanze della Camera), Marco Leonardi (responsabile Economia del Pd), Fabrizia Lapecorella (direttore generale Dipartimento Finanze del ministero dell’Economia) e Paolo Savini (vicedirettore Agenzia delle Entrate).
“L'Isee può diventare il criterio guida per la corresponsione del reddito di cittadinanza”, spiegano i coordinatori della Consulta. La Dichiarazione sostitutiva unica (ossia l’autocertificazione del cittadino, compilata e trasmessa telematicamente dai Caf e asseverata dall'incrocio delle banche dati di Inps e Agenzia delle Entrate) che ne è alla base, infatti, fa emergere “in maniera più trasparente non solo i redditi, ma anche i patrimoni mobiliari e immobiliari dei richiedenti le agevolazioni sociali, assistenziali ed economiche”. L’Isee, insomma, è “una ‘prova dei mezzi’ che garantisce maggiore equità e trasparenza”.
È bene ricordare che i Centri di assistenza fiscale sono presenti in tutta Italia con più di 10 mila sedi permanenti. A oggi hanno trasmesso all'Agenzia delle Entrate oltre 17,6 milioni di dichiarazioni 730 (85 per cento del totale) e all'Inps circa 5,8 milioni di Dichiarazioni sostitutive uniche dei nuclei familiari (97 per cento del totale), valide appunto ai fini del calcolo Isee, con un incremento del 10 per cento sul 2017.
Nel corso del convegno la Consulta ha proposto anche un nuovo Modello 730, che diventi il “modello dichiarativo unico per tutte le persone fisiche”. Riguardo il 730, la Consulta sollecita anche lo spostamento del termine di presentazione dall'attuale scadenza del 23 luglio al 30 settembre. “Questo consentirebbe agli intermediari – spiegano i coordinatori – di iniziare l'attività dopo aver acquisito le dichiarazioni precompilate dell'Agenzia delle Entrate nella loro piena completezza, così da elevare il livello di qualità, per l'intero sistema. Sarebbe una riforma semplice e senza aggravio per l’amministrazione fiscale, trattandosi di dichiarazioni prevalentemente a credito”.
Altra proposta della Consulta nazionale dei Caf è la creazione del sistema del “bollino blu della fedeltà fiscale” che darebbe accesso a forme premianti. “Si avverte oggi la necessità di implementare un'efficace politica d'incentivi ai pagamenti con mezzi tracciati, sostenuta ad esempio dalla detraibilità di tutte o parte di quelle spese o il sorteggio a premi di codici fattura o un mix di queste premialità”, dichiarano Bagnoli e Soldini: “Questi elementi s’inserirebbero nell'idea di un bollino blu della fedeltà fiscale del contribuente, che non si limiterebbe al solo proprio reddito (fedeltà obbligata), ma anche al patrimonio del proprio nucleo familiare (fedeltà volontaria)”.
I Caf, quindi, potrebbero svolgere “un ruolo di asseverazione per tutti i soggetti che già assistono oggi, lavoratori e pensionati, senza dimenticare la crescente platea con redditi diversi che in questi anni ha ottenuto la possibilità di utilizzare il modello 730”. Il bollino blu, inoltre, darebbe accesso ad alcune forme premianti, come le detrazioni aggiuntive delle spese pagate con mezzi tracciati, l'accreditamento di una somma su una carta prepagata, il riconoscimento di un coefficiente di abbattimento nel calcolo dell'Isee (per l'eventuale necessità d'accesso a determinate prestazioni sociali agevolate), la riduzione dell'attuale periodo di accertamento”.
Tutte queste proposte, spiega la Consulta, possono “far diventare i Caf sempre di più gli sportelli dello Stato sul territorio, grazie alla stretta vicinanza e al rapporto fiduciario instaurato negli anni con i cittadini”. Il ruolo dei Centri di assistenza fiscale può quindi ampliarsi, a vantaggio dell'amministrazione finanziaria che può contare “su una rete esistente, capillare e dotata di professionalità e competenze consolidate”. Ma la fornitura di questi nuovi servizi, concludono i coordinatori Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, rende tuttavia necessario “il recupero delle risorse economiche per il modello 730 oggi mancanti a causa del taglio già avvenuto dei compensi del ministero dell’Economia varati con la legge di stabilità 2016 (meno 70 milioni annui) e a quello a venire nel 2019 (meno 30 milioni) e per l'Isee, data l'insufficienza di copertura economica, a meno di rifinanziamenti, sulle risorse dell'Inps e del ministero del Lavoro”.