"Dalle agenzie di stampa, vengo a conoscenza di episodi di sfruttamento e intermediazione di manodopera, oltre a evasioni fiscali, compiute da quattro società operanti nella macellazione delle carni. Ancora, vengono alla luce fenomeni di sfruttamento dei lavoratori, che compromettono anche la concorrenza leale fra le imprese". Così Umberto Franciosi, segretario generale della Flai Cgil Emilia Romagna.
"Ancora una volta, si conferma quanto stiamo denunciando in tutto il territorio regionale e nazionale, in merito ai fenomeni di sfruttamento che si nascondono dietro gli appalti di dubbia legittimità. Sfruttamento che avviene, come appurato dall’indagine della Guardia di Finanza di Modena, attraverso l’intermediazione illegale di manodopera. Inoltre, tali operazioni confermano che bisogna intervenire immediatamente sul piano legislativo, ad esempio ripristinando il reato penale nella somministrazione di manodopera (depenalizzato nel 2016)", prosegue il dirigente sindacale.
"Per la prima volta, su richiesta della Procura di Modena, notiamo che viene applicata la '199/16' (la legge contro il caporalato in agricoltura). La Procura ha richiesto la nomina di un amministratore giudiziale, con il compito di affiancare e controllare gli imprenditori nella gestione delle aziende coinvolte nello sfruttamento dei lavoratori. Un’ulteriore prova che quella norma è fondamentale nel reprimere le situazioni di grave sfruttamento, come sembrano essere state riscontrate nell’inchiesta modenese, e allo stesso tempo garantire l’attività lavorativa ai lavoratori dipendenti delle imprese coinvolte. Una prova che questa legge non va cambiata, ma solo applicata, come invece vorrebbe il ministro dell’Agricoltura Centinaio e il ministro dell’Interno Salvini", aggiunge il sindacalista.
"Infine, oltre alle leggi e alla repressione dei reati con le forze dell’ordine, sarebbe opportuna anche un po' di responsabilità sociale da parte delle imprese committenti, che non possono non accorgersi di quanto accade nei loro appalti. Se si continua a competere con questa organizzazione del lavoro, non può esserci un futuro per nessuno", conclude l'esponente Cgil.