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Settimana decisiva per i 497 lavoratori della Embraco di Riva di Chieri, che tra un mese e mezzo si ritroveranno senza lavoro. A Torino si tiene oggi (giovedì 8 febbraio), alle ore 16 presso la Prefettura, un incontro tra il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, i sindacati e il management della multinazionale. In occasione del vertice i dipendenti dell’azienda del gruppo Whirlpool hanno dichiarato uno sciopero, convocando anche un presidio nella centrale piazza Castello. I lavoratori, inoltre, stanno sempre più facendo parlare di sé: mercoledì 7 una piccola delegazione è stata ricevuta da Papa Francesco, mentre sabato 10 saranno a San Remo per un sit-in davanti al Teatro Ariston, sede del Festival canoro in corso in questi giorni.
“Le multinazionali hanno sempre più un atteggiamento d’indifferenza alle singole nazioni, ai governi, alle politiche italiane ed europee”. Così nei giorni scorsi il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, intervenendo in merito alla vertenza. “L'idea che sembra prevalere è quella che solo l'impresa decide se innovare o no, se trasferire in un punto o in un altro del mondo, senza che vi sia una politica che si propone invece di programmare la qualità sociale e anche la necessità di lavoro” ha concluso il leader sindacale: “Penso che questo sia il grande tema, che rischia di riguardare la globalizzazione sgovernata e anche la digitalizzazione sgovernata”.
La situazione della Embraco è sicuramente molto complicata. Nell’ultimo incontro (di lunedì 29 gennaio) l’impresa di compressori per frigoriferi non ha presentato alcun piano industriale, confermando i 497 esuberi (su 537 addetti complessivi) e la dismissione del sito produttivo. “Un atteggiamento irresponsabile, inaccettabile e contrario agli impegni assunti nel corso di vari incontri al ministero” ha dichiarato Calenda, riconvocando appunto un nuovo incontro (quello odierno). La Embraco, inoltre, ha dato mandato alla Randstad Human Resources Solutions di valutare manifestazioni di interesse da parte di eventuali società orientate a investire nell’impianto, avviando così una reindustrializzazione: secondo le dichiarazioni dell'azienda, ovviamente da confermare, due soggetti avrebbero già formalizzato un interessamento. "Ho detto all'azienda - ha aggiunto Calenda - che deve sospendere i licenziamenti e darmi il tempo di trovare un'alternativa di reindustrializzazione: deve trasformare i licenziamenti in cigs per crisi, siamo disponibili ad aiutarla su questo, ma lo deve fare rapidamente".
Sindacati e governo stanno cercando un modo per concedere gli ammortizzatori sociali per almeno 6-8 mesi, in modo da poter ragionare sulle prospettive dello stabilimento con più calma, ma senza un piano industriale e una continuità produttiva l’accesso a queste misure sembra molto complicato. “Embraco ha usato ammortizzatori sociali dal 2004 e ha goduto di diversi contributi pubblici. Calenda chieda di mantenere qui la produzione fino a quando il gruppo non troverà una soluzione per rioccupare i lavoratori in nuove attività. La reindustrializzazione non basta” spiega Lino La Mendola (Fiom Cgil Torino): “Il governo dovrebbe anche contattare direttamente la Whirlpool Usa e non fare come gli esecutivi degli ultimi 25 anni, che si sono dimostrati poco autorevoli verso le multinazionali ma molto autoritari nei confronti dei diritti dei lavoratori”. In conclusione, La Mendola rimarca che l’azienda “non è in crisi: si lasciano a casa 500 operai solo per il profitto, per andare a produrre dove il lavoro costa molto meno. Senza guardare in faccia nessuno. E dopo aver preso soldi pubblici per anni”.