È evidente che la corruzione sta diventando il detonatore che farà presto esplodere il fragile sistema politico. Si percepisce nitida l’incombenza di un’ulteriore deflagrazione. E così, prima ancora che la Terza Repubblica riesca a consolidarsi, i suoi equilibri precari già vanno in frantumi. Come nel 1994, e allo stesso modo del 2013, una terza crisi di sistema si annuncia.
Come accadde nella crisi del 1993, esiste anche adesso una convergenza assoluta tra i titoli dei media sulla corruzione del ceto politico e le parole d’ordine dei partiti più populisti. Ciò, in assenza di partiti strutturati in grado di resistere all’onda anomala degli scandali, crea un irresistibile senso comune che favorisce le spallate al Palazzo sferrate nel nome del nuovo assoluto e incontaminato.
Nel 1993 il Carroccio si avvantaggiò del senso comune antipartitocratico diffuso dalla sinistra mediatica e l’aspirazione mitica a un ricominciamento assoluto favorì l’ascesa al potere di Berlusconi. Oggi la ruspa di Salvini miete facili consensi in un paese amorfo, che ha già dimenticato gli scandali della Lega e ha perso ogni memoria della figura eroica del Trota. Tra le semplificazioni dei media e l’irruzione di fenomeni pseudo carismatici, esiste sempre una connessione profonda.
Anche il grido anticasta del M5S ritrova lo smalto, a dispetto di una conduzione non certo esaltante dell’opposizione parlamentare. È più agevole dare fuoco al sistema, con una soluzione che invoca la piazza purificatrice, che esercitare un efficace controllo politico nelle istituzioni. A complicare la vicenda italiana contribuisce anche l’irreale e grottesca reazione del sindaco Marino, con i suoi gesti di esultanza dinanzi alle contestazioni.
Quella che manca del tutto è una risposta politica seria, che affronti la radicalità del male, dando segnali di consapevolezza della deriva in corso nelle pieghe dei non-partiti esistenti. Roma ha espresso sindaci che hanno guidato il Pd e capeggiato le coalizioni di centro sinistra contro Berlusconi (Veltroni e Rutelli). La mina che esplode con Mafia capitale coinvolge pertanto 20 anni di integrale degenerazione politica. Tutti i rimedi alla decadenza etico-politica che sono stati escogitati (presidenzialismo municipale, società civile, primarie aperte, leaderismo post-ideologico) hanno aggravato il male, senza risolvere nulla.
Dietro la corruzione molecolare di oggi c’è la tragedia infinita costituita dalla scomparsa del partito di massa, surrogato con i ritrovati maldestri della deideologizzazione. Senza un partito società, impegnato in una critica radicale del capitalismo postmoderno, la scena è occupata da politicanti voraci, privi di esperienze di lotta, attratti dal denaro e pronti a scambi illeciti per conservare o estendere influenza.
Una slavina etica accentuata dalla mancanza di strutture permanenti di elaborazione e partecipazione. La carriera politica è appannaggio di chi dispone di risorse (o le ricerca) e le mette in gioco per l’ascesa alla carica elettiva. I partiti sono dei semplici marchi che certificano la riconducibilità del candidato a un prodotto o simbolo nazionale. Le primarie, le preferenze, la personalizzazione: tutti fenomeni che, nella contendibilità della carica, amplificano il ruolo del denaro per acciuffare il posto ambito alla guida delle istituzioni.
Ne scaturisce un ceto politico sfuggente, che ha nelle periferie (e non solo) percorsi ambigui di carriera e si ritrova sempre più spesso con le mani coinvolte in opache pratiche di potere. Invece di ragionare sui rimedi ancora credibili alla tragedia della fine del partito ideologico di massa, il Pd si arrocca a difesa dell’ormai indifendibile Campidoglio, appaltato al sindaco della società civile, che in campagna elettorale rifiutò i simboli di partito. Un sistema non ancora consolidato sta per crollare, con i nodi della crisi della democrazia che rimangono irrisolti.
L’onda anomala degli scandali annuncia un’altra crisi di sistema
Prima ancora che la Terza Repubblica riesca a consolidarsi, i suoi equilibri precari già vanno in frantumi. E i nodi del declino della democrazia rimangono irrisolti
16 giugno 2015 • 00:00