Aumenta la preoccupazione, in casa Cgil, per lo stallo e l’incertezza della fase istituzionale e politica, a più di un mese dalle elezioni. Entro il 12 aprile andava presentato il Documento di economia e finanza, appuntamento che è stato rinviato dal governo in carica per il disbrigo degli affari correnti. Nel frattempo il paese avrebbe bisogno di essere governato anche dal punto di vista dell'indirizzo economico. “Il Def – commenta Gianna Fracassi, della segreteria nazionale Cgil, con RadioArticolo1 – dovrebbe contenere un quadro di riferimento, gli indirizzi, gli strumenti di politica economica per traguardare i prossimi anni. E’ chiaro che, in questa fase di discussione per la definizione di un nuovo governo, quello sarà un documento che mette le basi anche delle scelte, poi, della legge di bilancio”.

Fracassi – nel corso di ItaliaParla – rileva che “ci sono da fare delle scelte sul versante delle politiche economiche rispetto agli investimenti, un altro punto carente delle politiche di questi anni, nel senso che rispetto all'Europa, se guardiamo il confronto su Eurostat tra investimenti materiali e immateriali, il nostro paese rimane largamente indietro. Allora non aver investito ha determinato e continua a determinare un arretramento dell'Italia. Scegliere di fare operazioni diverse – prosegue – significa rimettere in discussione tante cose fatte nel passato, in primis la scelta di lasciare completamente al mercato la definizione delle politiche industriali, mi riferisco alla mole di incentivi che sono stati poderosi anche in termini di peso messi in campo negli anni passati. E significa non fare scelte sbagliate sul versante occupazionale, si veda il Jobs act. Significa cambiare completamente registro. Quindi sarebbe opportuno avere un governo legittimato per operare. Ma gli esiti delle elezioni ci danno ovviamente un quadro molto diverso, di grande incertezza, che è preoccupante.

 

Quanto al quadro economico dell’Italia, “ci sembra chiaro – commenta Fracassi –: noi abbiamo due problemi, il primo è che nonostante qualche elemento positivo di ripresa comunque siamo molto più lenti del resto d'Europa. Il secondo tema riguarda l'occupazione. A prescindere dallo zero virgola in più o in meno, abbiamo un quadro preoccupante che riguarda l'occupazione giovanile, che riguarda il dato della qualità del lavoro molto bassa con un notevole numero di contratti precari. Sono due questioni che a nostro parere dovrebbero determinare interventi diversi sul versante delle politiche economiche. Nel Def e nelle scelte successive – conclude la dirigente sindacale – si dovrà marcare una discontinuità rispetto alle politiche messe in campo”.