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“Il paese sta mostrando il volto della paura. C'è strumentalizzazione, razzismo, chi chiede di buttare la gente in mare. Ma c'è anche una grande Italia della solidarietà. Lo voglio ricordare perché non fa notizia o, meglio, fa meno notizia dell'isteria collettiva alla quale stiamo assitendo”. Parte da qui la riflessione di Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, che in un'intervista a RadioArticolo1 affronta il tema dell'immigrazione (qui il podcast) al centro della manifestazione nazionale di sabato 20 giugno a Roma, “Fermiamo la strage”.
In piazza con Cgil, Cisl e Uil, le associazioni cattoliche, il volontariato, le tante realtà che lavorano e operano spesso in silenzio. “Una piazza per dire al paese che un altro racconto di questa vicenda è possibile, che l'Italia ha forze, risorse, politiche e culturali da mettere in campo per frenare questa ondata di di razzismo inaccettabile”.
Tra le proposte al centro della manifestazione c'è quella di creare i corridoi umanitari. Poi, in nome del diritto di circolazione - tra i principi fondativi dell'Unione - “si deve rimettere seriamente in discussione il meccanismo di Dublino che nei fatti non regge. Tutti ormai ammettono che non funziona. Questo è il punto vero per l'Europa, ancor più della questiona delle quote che sono importanti, sì, ma hanno un valore simbolico per i numeri che hanno. Va creato un meccanismo di solidarietà sulla base di una politica dell'immigrazione unica per l'Ue”.
Quanto al nostro paese, per la dirigente sindacale l'errore più grande è continuare a gestire gli sbarchi con la logica dell'emergenza: "È evidente che così si è dato spazio al malaffare. Non ci sono le regole, soprattutto su come cercare e gestire i centri di accoglienza. Inoltre si sottovaluta il ruolo delle comunità locali: manca la capacità di programmare, di mettere in campo una proposta di accoglienza che coinvolga le comunità. Questo ci consentirebbe, tra l'altro, di chiedere maggiore impegno e solidarietà al resto dell'Europa”.
Un clima, quello del Vecchio Continente, davvero inquietante. “La riscoperta dei muri - osserva l'esponente della Cgil nazionale - richiama i momenti più terribili della nostra storia. Gli egoismi nazionali trionfano insieme all'incapacità di mettere in campo una politica che ci richiami ai nostri valori, all'idea di futuro che abbiamo. Ma come dicevo, c'è anche l'Italia dei volontari, forze dell'ordine, personale della marina militare, capitanerie di porto, migliaia di cittadini che in queste ore hanno raccolto fondi, viveri e abiti per portarli ai rifugiati”. Un'Italia che non crede alla retorica dell'invasione.
Il caso di Milano, dove alcuni autisti si sono rifiutati di trasportare i profughi sui mezzi pubblici per infondati timori di epidemie, è però emblematico del clima che si respira: “È stato un grandissimo errore a cui la Cgil non ha partecipato”, sottolinea Lamonica: “Peraltro la città sta dando anche in queste settimane prove di solidarietà, c'è uno sforzo dell'amministrazione comunale, c'è in campo una Milano che risponde a questo problema”.