“Un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile è socialmente insostenibile”. Lo dichiara Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil a commento della presa di posizione della Ragioneria generale dello Stato, che ieri, 8 agosto, ha posto un altolà a uno dei punti cardine delle richieste avanzate dai sindacati al governo in materia previdenziale: ossia che non scatti l'aumento a 67 anni attualmente previsto per il 2019.
“Dopo i drastici incrementi previsti dalle ultime manovre - prosegue Ghiselli -, l’Italia si trova già ora ad avere l’età di pensionamento più alta in Europa. L’intervento della Ragioneria dello Stato è del tutto inopportuno perché ad essa spetta il compito di vigilare sull’affidabilità dei Conti dello Stato, non di intervenire sulle scelte politiche che la determinano”.
Il dirigente sindacale ricorda che “con i tagli alle pensioni si è voluto fare cassa per garantire l’equilibro dei conti pubblici seguendo la strada più semplice anche se la più iniqua. È invece necessaria una vera riforma delle pensioni che renda il sistema non solo economicamente ma anche socialmente equo e sostenibile. Circa la tenuta dei conti pubblici, sarebbe auspicabile che si iniziasse a guardare anche in altre direzioni e non solo verso i redditi e i diritti dei lavoratori e dei pensionati, prendendo atto che in questi anni le disuguaglianze nel nostro Paese sono ulteriormente cresciute”, conclude Ghiselli.
Ricordiamo che il negoziato tra governo e Cgil-Cisl-Uil sulle pensioni, per l’avvio della cosiddetta “fase 2” sui temi previdenziali, si è fermato poche settimane fa senza sostanziali passi avanti, ed è stato aggiornato a settembre. Le tre confederazioni hanno una posizione unitaria, e chiedono di interrompere l'innalzamento automatico dell’età pensionabile, previsto dalla riforma del 2011 per adeguarla alla speranza di vita. Come spiegato dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva in una recente audizione alla Camera, nel 2019 si andrà in pensione a 67 anni (dai 66 anni e sette mesi del 2018), con uno scatto di cinque mesi in avanti. Altri tre mesi saranno aggiunti nel 2021, mentre dal 2023 si prevede un incremento di due mesi alla volta: l'età pensionabile sarà di 68 anni e 1 mese nel 2031, di 68 anni e 11 mesi nel 2041 e di 69 anni e 9 mesi nel 2051. Il primo aumento, quello a 67 anni, dovrà essere autorizzato con un decreto interministeriale da emanarsi entro il 1° gennaio 2018. A fronte di questo, per i sindacati è fondamentale “interrompere, con un atto normativo, l’automatismo previsto dal dl 78/10 sull’adeguamento dell’età di pensione alla speranza di vita”.
Nella trattativa rientrano molti altri temi: la definizione di una “pensione contributiva di garanzia” per i giovani, il riconoscimento dei contributi figurativi per chi ha svolto un lavoro di cura per anziani e disabili, il riconoscimento di un anticipo legato alla maternità (la proposta sindacale è di un anno per figlio), il rafforzamento della flessibilità nell'accesso al pensionamento, lo sviluppo della previdenza complementare (con la conseguente adozione di misure che favoriscano gli investimenti dei fondi nell'economia reale), la rivalutazione delle pensioni attuali (la Cgil vorrebbe “adottare meccanismi a scaglioni") e l'adeguatezza di quelle future.
La posizione della Ragioneria
Interventi di legge "diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici" sulle pensioni, inclusi gli scatti di età, "ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano". Così la Ragioneria generale dello Stato, nel rapporto sulla spesa per pensioni. "Ritornare nella sfera della discrezionalità politica" determinerebbe un "peggioramento della valutazione del rischio paese”. "Il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico" sulle pensioni sono "dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici specie per i paesi con alto debito pubblico come l’Italia”, prosegue il Report. "Ciò non solo perché" la previsione di requisiti minimi, come quelli sull'età, è "condizione irrinunciabile" per “la sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni".
Cisl e Uil: Ragioneria da cartellino rosso
"Nei mesi scorsi ed anche nelle ultime settimane, durante il negoziato in corso tra Cgil Cisl Uil ed il governo sulle pensioni è più volte emersa la richiesta sindacale di non procedere nel 2019 con l'automatismo che lega l'aspettativa di vita e l'età pensionabile che provocherebbe l'ennesimo slittamento in avanti dei requisiti necessari al pensionamento, già oggi i più avanzati a livello europeo in quanto previsti a 66 anni e 7 mesi". E' quanto sottolinea il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli, responsabile delle politiche previdenziali. Che aggiunge: "Per la Cisl si tratta di un rinvio necessario e sopportabile che trova un consenso trasversale anche nelle forze parlamentari che giudicano necessario ed utile mitigare la rigidità delle regole previdenziali ed alleggerire la condizione di milioni di lavoratrici e di lavoratori che fanno lavori diversi per usura e retribuzione. L'intervento della Ragioneria Generale, in questo contesto e su questo argomento così delicato, somiglia molto, con tutto il rispetto, ad un consiglio che le volpi possono dare alle galline per vivere più a lungo. L'esito è scontato".
Sulle pensioni, la Ragioneria generale "ha compiuto un intervento da cartellino rosso: non è sua competenza intervenire in materia su cui, invece, sono il Governo e il Parlamento a dover decidere". Cosi' il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, in una nota. La Ragioneria finge di ignorare che l'Italia ha la maglia nera tra i paesi Ue per l'età di accesso alla pensione: ecco perché aumentarla ancora sarebbe una vera crudeltà per i lavoratori", sottolinea il sindacalista. La Uil, spiega, "propone di sterilizzare l'incremento automatico dell’età pensionabile legato all'aspettativa di vita previsto nel 2019 e, contemporaneamente, di studiare la reale situazione nei diversi settori lavorativi".