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"Noi siamo ancora dentro la crisi, i segnali di ripresa sono troppo timidi. Gli 80 euro di Renzi di certo non bastano a far ripartire i consumi e soprattutto se, come sta avvenendo in queste settimane, in questi mesi, continua l'emorragia di posti di lavoro". Lo ha detto Federico Vesigna, segretario generale della Cgil Liguria, nel corso della trasmissione "Italia Parla" su RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
In Liguria "abbiamo perso qualcosa come 38mila posti di lavoro dall'inizio della crisi alla fine del 2013 - ha spiegato -, nel primo trimestre di quest'anno, nel confronto con il primo trimestre dell'anno scorso, sono 27mila i posti di lavoro persi. Per la prima volta la maggior parte di quei 27mila posti di lavoro sono posti stabili, ben 20mila lavoratori dipendenti hanno perso il posto nel primo trimestre. Segno evidente - a suo avviso - che da una parte il sistema degli ammortizzatori sociali non riesce più a scongiurare il peggio, dall'altra che una regione come la nostra è entrata più tardi nella crisi. E la crisi produce i suoi peggiori effetti in questo momento".
Federico Vesigna ha quindi proseguito: "Il nostro settore manufatturiero di circa il 25% del valore aggiunto e ciò nonostante siamo riusciti a difendere i principali presidi industriali. Oggi vengono al pettine alcuni nodi irrisolti del nostro industriale, in particolare le questioni legate alle autorizzazioni per la riqualificazione della centrale di Vado Ligure che ovviamente oltre 700 posti di lavoro. Questa è una crisi di impatto devastante sul tessuto produttivo del ponente ligure". Crisi che colpisce ancora duro, secondo il segretario: "Nel settore delle costruzioni abbiamo assistito a un pesante ridimensionamento dell'occupazione, a un cambio radicale del mix occupazionale. E' esploso il fenomeno delle partite Iva, tanto che ormai nel settore ci sono tanti lavoratori dipendenti quanti autonomi. Questo dà il senso di una frammentazione del mercato del lavoro, ci preoccupa molto il futuro e le possibilità di cogliere le occasioni di ripresa".
Le difficoltà occupazionali, inoltre, "corrono parallele a un livello di ricorso degli ammortizzatori sociali altissimo: sono circa 18mila le persone che oggi usufruiscono a vario titolo della cassa integrazione nonostante ormai sia più che dimezzata la cassa in deroga. Tutto questo ovviamente ha delle ripercussioni pesantissime dal punto di vista sociale. Abbiamo registrato in questi mesi l'esplosione di una vera e propria emergenza povertà che ci proietta come una delle regioni con il più alto tasso di povertà assoluta. Povertà - ha specificato - non legata strettamente alla perdita di lavoro, ma anche alla qualità del lavoro che c'è. Occorre interrogarsi sulla necessità di ripensare il modello di sviluppo del nostro territorio, per esempio sfruttare la grande occasione offerta dai fondi europei per individuare le priorità di intervento e concentrare gli sforzi nello sviluppo".
In questi giorni il Consiglio dei ministri ha confermato la decisione di portare a Genova la Concordia. Così Vesigna: "Non c'è dubbio che è una grande occasione per la città e per la regione, un'occasione anche per dimostrare le competenze imprenditoriali e le professionalità presenti sul nostro territorio. E' evidente che ragioniamo dell'epilogo di un evento drammatico, che si svolge nell'ambito di una legittima competizione tra territori per accaparrarsi le attività di demolizione. C'è stato - credo - anche un legittimo eccesso di campanilismo determinato dalle difficoltà economiche. Senza ombra di dubbio, se ci fossero state le condizioni, il lavoro della demolizione della Costa Concordia non poteva che andare al porto di Piombino. Dato che non c'erano quelle condizioni, soprattutto dal punto di vista temporale, allora pensiamo sia importante la scelta di garantire il lavoro nel nostro territorio nazionale, scongiurando l'ipotesi che andasse altrove".