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Licenziata a 63 anni, dopo oltre 20 di lavoro alle dipendenze dell'azienda. È accaduto alla Eutron di Pradalunga (Bergamo): oggi si è svolto il quinto sciopero, stavolta di 8 ore, di tutti i dipendenti a sostegno dalla collega. Lo stop arriva a pochi giorni dall’incontro fissato per lunedì 12 giugno all’Ispettorato territoriale del lavoro dove si affronterà il tentativo di conciliazione.
Secondo la ricostruzione della Cgil, la donna è stata a lungo impiegata negli uffici, poi ha svolto il lavoro di operaia, dopo avere accettato un demansionamento pur di proseguire a lavorare, sapendo che l’avrebbe attesa una pensione di vecchiaia dagli importi bassi. Il 12 maggio scorso ha ricevuto la lettera di licenziamento. “I lavoratori sono tornati a mobilitarsi, questa volta per 8 ore, in vista dell’appuntamento di lunedì: speriamo che la solidarietà dimostrata faccia cambiare idea a Eutron”, ha dichiarato Gian Luigi Belometti, della Fiom Cgil di Bergamo.
Nei giorni scorsi il sindacalista aveva riferito di non aspettarsi per niente questo licenziamento: “L’azienda sta subendo una ristrutturazione interna, con la sostituzione di alcuni macchinari, ma non nel reparto della signora. Le commesse vanno così bene che ad alcuni lavoratori vengono richiesti anche gli straordinari. Davvero non si capisce perché l’azienda abbia deciso questo licenziamento. È un fatto grave: offende la dignità della singola persona e allo stesso tempo calpesta relazioni sindacali fino ad ora normali”.
In un primo momento la direzione spingeva affinché la signora optasse per l’utilizzo dell’Ape sociale, ovvero l'anticipo pensionistico senza costi per il lavoratore in condizioni di disagio: “Quando, però, abbiamo dimostrato all’azienda che la lavoratrice non possiede i requisiti per accedere all’Ape sociale, la Eutron ha avanzato una proposta di incentivo all’esodo, che la signora ha rifiutato. Alla fine è arrivato il licenziamento”.