PHOTO
Il due marzo 1948 cade in contrada «Raffo» (Petralia Soprana), sulle Madonie, il capolega della Federterra Epifanio Li Puma, mezzadro e socialista. Il 15 aprile (a tre giorni dalle elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento) viene assassinato a Camporeale - al confine tra le province di Trapani e Palermo - il segretario della Camera del lavoro Calogero Cangelosi, anch’egli socialista. Al centro, nel tempo e nello spazio, fra questi due delitti si colloca, il 10 marzo, l’assassinio di Placido Rizzotto, partigiano, socialista, segretario della Camera del lavoro di Corleone e dirigente delle lotte contadine.
La sera del 10 marzo 1948 Placido Rizzotto, 34 anni, è sequestrato da un gruppo di persone guidato dal giovane mafioso Luciano Liggio: lo circondano in strada a Corleone, lo caricano sulla 1100 di Liggio, lo portano in una fattoria di Contrada Malvello, lo picchiano a sangue e gli fracassano il cranio. Poi buttano il suo corpo in una foiba di Rocca Busambra.
Il rapimento di Placido Rizzotto, ennesimo atto della criminalità mafiosa nella penisola nel secondo dopoguerra, scuote le coscienze: gli atti terroristici contro il movimento contadino e i suoi dirigenti cominciano il 16 settembre del 1944, con l’attentato a Girolamo Li Causi, segretario regionale del Pci, durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, proseguendo negli anni seguenti con gli assalti alle camere del lavoro della Cgil ancora unitaria, le intimidazioni e i pestaggi dei suoi dirigenti, i primi omicidi.
“Non sono in molti a ricordarlo - racconta Emanuele Macaluso, segretario generale della Cgil Sicilia dal 1947 al 1956, in una bella intervista rilasciataci qualche mese fa in occasione del 70° anniversario di Portella della Ginestra - ma dall’inizio del 1947 e fino a prima dell’attentato (ndr Primo maggio 1947 a Portella) erano stati ammazzati già tre sindacalisti: tutti uomini di valore, dirigenti e militanti del calibro di Accursio Miraglia, Pietro Macchiarella, Nunzio Sansone. Anche se va detto che le intimidazioni, quando non addirittura gli atti terroristici contro il movimento sindacale e i suoi leader erano cominciati nell’immediato dopoguerra, con l’attentato del 16 settembre ’44 a Girolamo Li Causi, all’epoca segretario del Pci siciliano, avvenuto durante un comizio a Villalba. Quel giorno io mi salvai per miracolo: ero al suo fianco e ricordo per filo e per segno gli attimi che fecero seguito alla sparatoria scatenata dagli uomini di don Calogero Vizzini, dove risultarono ferite 14 persone e in occasione della quale lo stesso Li Causi fu colpito a una gamba, un fatto che lo renderà claudicante per il resto della sua vita”.
Alla constatazione degli intervistatori: “A cadere sotto i colpi della mafia erano soprattutto sindacalisti della Cgil…”, Macaluso risponde: “Esclusivamente della Cgil! Unitaria fino al 1948, della Cgil post-scissione in seguito. Andrea Raja, Gaetano Guarino, Nicolò Azoti, erano tutti sindacalisti della Cgil e, in particolare, dirigenti del movimento contadino e bracciantile. E del resto furono compiuti soprattutto tra i capi delle lotte per la terra i primi omicidi della criminalità organizzata agli inizi del Novecento, da Luciano Nicoletti a Bernardino Verro, e nel tragico marzo-aprile del 1948, con gli efferati assassini di Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero Cangelosi”. “Quale era il nostro convincimento? - afferma ancora Macaluso in risposta ad una nostra domanda - Che era un prezzo da pagare…” (Guarda la video intervista).
Soltanto il 9 marzo del 2012 l’esame del dna, comparato con quello estratto dal padre di Placido, Carmelo Rizzotto, morto da tempo, confermerà l’appartenenza al sindacalista siciliano dei resti trovati il 7 luglio 2009 all’interno della foiba di Rocca Busambra a Corleone.
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei ministri deciderà per Placido Rizzotto i Funerali di Stato, svolti a Corleone il 24 maggio 2012 alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A partire dagli anni Ottanta e molto più ancora nell’ultimo ventennio, Rassegna Sindacale ha parlato tante volte di Placido Rizzotto realizzando, per usare le parole del segretario generale Susanna Camusso, “da un lato un omaggio alla memoria e dall’altro un impegno perché anche oggi lavorare in campagna sia lavorare positivamente e non essere sottoposti a nessuna forma di schiavitù o di ricatto …”.
Dalla ricerca del corpo alla proposta di un monumento alla memoria del piccolo Giuseppe Letizia, ucciso da Michele Navarra, capo dell’omonima cosca familiare, perché aveva visto gli assassini di Placido Rizzotto, riproponiamo a seguire gli scritti e gli interventi pubblicati negli anni passati dal giornale della Cgil sul sindacalista ucciso, perché “fare memoria è un dovere - come diceva don Ciotti - che sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie, un impegno verso i familiari delle vittime, verso la società tutta, ma prima ancora verso le nostre coscienze di cittadini, di laici e di cristiani, di uomini e donne che vivono il proprio tempo senza rassegnazione”.
Placido Rizzotto, continua la ricerca del corpo
Ritrovati i resti di Placido Rizzotto a Corleone
Placido Rizzotto, sì del governo ai funerali di Stato
Rizzotto: la memoria non va in prescrizione
Scimeca: il mio Placido Rizzotto
L’Italia abbraccia Placido Rizzotto
La memoria di Corleone, la nostra memoria
Riaperte le indagini sull’omicidio di Placido Rizzotto
Corleone on tour: viaggio nell’antimafia
Nasce l’Osservatorio Placido Rizzotto
Placido Rizzotto, il poster di Rassegna donato alla sorella
Appunti sull’immagine di Placido Rizzotto
Quando Luciano Liggio sperimentò la «lupara bianca»
Ora un monumento per il piccolo Giuseppe Letizia
Guarda Placido Rizzotto, le radici del coraggio
Ilaria Romeo è responsabile Archivio storico Cgil nazionale