“Non è chiaro su cosa si basi la discussione tra governo sindacati in tema di mercato del lavoro. Poiché il governo è di tecnici, Fornero dovrebbe essere trasparente e rivelare a quale teoria o a quale strategia si ispira, nel predicare la massima flessibilità dei lavoratori, e perciò la massima discrezionalità dei datori di lavoro”. Non solo. “La riforma del mercato del lavoro non può essere staccata dalla previsione sul risultato in termini di maggiore occupazione e di crescita del PiI. Finora, del resto, ciascuna delle manovre è stata accompagnata da una qualche misura di risultato sulla quale valutarla”. Deve essersi divertito Paolo Leon a scrivere l’editoriale odierno su l’Unità e a smontare con sottile perfidia l’impostazione teorica cui si rifà il governo. “Per la manovra finanziaria – dice ancora Leon – , si è saputo che il costo poteva valutarsi in un punto di Pil in meno - ma adesso pare che i punti perduti siano più di due. Per le liberalizzazioni, ci si è accontentati di studi internazionali fondati su confronti tra paesi ed economie diverse, senza alcuna reale scientificità (il benchmarking si può usare, ma mai da solo). Ci tengo al governo tecnico e capisco la responsabilità che grava su Monti e sui suoi ministri, ma penso che tutti sarebbero più consapevoli delle politiche in corso, se di queste si illustrassero costi e benefici: sarebbe anche una bella lezione per i futuri governi politici e per i partiti che li esprimeranno”.