Ci auguriamo che il governo si faccia rapidamente e che sia un esecutivo politico, che dia seguito ai contenuti delle linee guida che devono presiedere la stagione contrattuale di tutti i rinnovi del pubblico impiego, più la revisione del testo unico che discende dalla legge Madia, oltre ad alcune soluzioni immediate e urgentissime che riguardano 42.000 persone, tra cococo, contratti di collaborazione e tempi determinati“. Così Michele Gentile, responsabile settori pubblici Cgil nazionale, intervenuto stamattina su RadioArticolo1.

 

Per i precari della pubblica amministrazione le risorse ci sono, dice il dirigente sindacale, "si tratta solo d’introdurre due modifiche di legge, una al famigerato Jobs Act, che prevedeva che dal 1° gennaio 2017 i contratti di collaborazione coordinata e continuativa non ci potessero più essere nella pa; in realtà, abbiamo più di 40.000 contratti che scadono praticamente tutti a fine dicembre. Ora il nuovo governo dovrà varare un decreto prima del 31 dicembre, che in gergo si chiama proroga termini, che racchiuda le soluzioni per tenere in vita i contratti di collaborazione almeno per il 2017, individuando poi nel testo unico lo strumento per cominciare a parlare di stabilità del rapporto di lavoro di questi dipendenti non a tempo indeterminato. Analogamente, si dovrà fare per i centri per l’impiego e per gli addetti delle ex province”.

Sul contratto degli statali, ha continuato il sindacalista, "noi abbiamo posto alcune prerogative per sederci al tavolo, come le modifiche alla legge Brunetta, per ridare pienamente valore e titolarità alla contrattazione – nazionale e di secondo livello - e poi anche alla legge sulla Buona scuola, per poter arrivare al contratto pieno dei lavoratori del settore. Per fare tutto ciò, va modificato entro febbraio il testo unico del pubblico impiego. Poi inizia un lungo iter che prevede pareri del Consiglio di Stato, delle Commissioni parlamentari, della Conferenza dei presidenti delle regioni e della Conferenza unificata, ed è presumibile che si vada a finire a maggio prossimo. Nel frattempo, governo, regioni, enti locali dovranno fare gli atti d’indirizzo all’Aran poi ci sarà la modifica di carattere legislativo”.

In merito alla risorse a disposizione nella Legge di Bilancio appena varata, gli 85 euro di aumento per i lavoratori del pubblico impiego non ci sono: "Nel senso che quei soldi vanno a regime nel 2018, mentre la legge di Stabilità prevede fondi solo per il 2017, e dunque sarà ci sarà bisogno di un’altra legge economica per completare quella parte che oggi non è ancora finanziata. Passando alla situazione dei lavoratori delle Province, il quadro si è complicato. La riforma prevista con la revisione della Costituzione è automaticamente decaduta con la vittoria del no al referendum. Con la legge 56, la Delrio, alcune funzioni sono passate alle regioni, altre sono andate alle amministrazioni statali. A questo punto, bisogno ricostruire le risorse per permettere ai nuovi enti di fornire servizi come la viabilità, l’edilizia scolastica, l’ambiente, le stazioni uniche appaltanti. Altrimenti, avremo il paradosso di province che rimangono in vita grazie alla Costituzione, ma che non hanno la possibilità di vivere effettivamente, perché, nel frattempo, il governo in carica ha tagliato i fondi alle province”, ha aggiunto l'esponente Cgil.

L’impressione, a suo avviso, è che il nuovo governo dovrà fare una profonda riflessione sull’assetto della pubblica amministrazione dopo la bocciatura della riforma costituzionale. "Ci sono vari aspetti, come le province, il Cnel, l’Agenzia nazionale per il lavoro, la stessa legge Madia, che prevedeva il riassetto delle amministrazioni statali sul territorio con nuove dislocazioni al posto delle province. Tutte cose che oggi vanno profondamente ridiscusse, alla luce di una correzione di una serie di provvedimenti legislativi varati dal governo Renzi e ora decaduti. In pratica, siamo in una situazione di confusione assoluta, perché nessun livello istituzionale pubblico ha più la certezza delle proprie funzioni, dopo che già la sentenza 251 della Corte Costituzionale aveva determinato la bocciatura di un po’ di decreti delegati conseguenti alla legge Madia, che già di per sé non era una gran riforma, con provvedimenti confusi e sbagliati, come il decreto che scioglie il Corpo forestale dello Stato e fa sì che i dipendenti civili diventino, sic et simpliciter, dei militari. Adesso è assolutamente fondamentale una nuova legislazione sull’assetto delle amministrazioni pubbliche, pena una deriva che a questo punto diventa anche incostituzionale”, ha concluso Gentile.

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