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Un film che racconta il lavoro nero, lo sfruttamento minorile e il caporalato nelle campagne della Sicilia Orientale. Un viaggio disperante nelle piazze del reclutamento di manodopera dominate dai caporali o tra le capanne di cartone in cui vivono, al freddo e dormendo sulla nuda terra, i migranti costretti a pagare un “pizzo” che va dai 5 ai 15 euro al giorno per poter lavorare. O ancora, tra i bambini caricati sui furgoni per essere condotti nei campi o le lavoratrici rumene abusate dai "padroni". Il tutto documentato senza filtri, con immagini esclusive e testimonianze.
Ad accompagnare gli autori del docufilm, Riccardo Napoli e Massimo Malerba, sono due giovani sindacalisti "di strada", Alfio e Pino, impegnati da anni a contrastare e denunciare i fenomeni di illegalità nelle campagne. La colonna sonora da musiche originali di Tropical Death. Il film è stato prodotto grazie al contributo di Cgil e Flai Cgil. racconto, ma è soprattutto denuncia. La Flai e la Cgil di Catania hanno ripreso le immagini di bambini tra i 10 e i 14 anni che lavorano nei campi siciliani, come raccoglitori. La vicenda è raccontata sul Manifesto online da Antonio Sciotto. Si tratta di figli di immigrati, a loro volta sfruttati, che li porterebbero con loro, caricandoli sul furgone dei caporali nelle piazzole di raccolta degli immigrati, dove avviene la selezione da parte dei caporali, nei paesi di Paternò, Adrano, Acireale e Aci Catena.
"Terranera" verrà presentato il 12 marzo al Teatro Sangiorgi di Catania: parteciperanno — tra gli altri — la segretaria confederale Cgil, Serena Sorrentino, e la segretaria generale della Flai Cgil, Stefania Crogi. Il video sarà anche portato alla procura della Repubblica.
Massimo Malerba, insieme al regista Riccardo Napoli, e Alfio Mannino, segretario della Flai Cgil catanese, spiega al Manifesto che "nelle piazzole di raccolta e poi sui furgoni sono presenti ragazzini dai 10 fino ai 14 anni, e anche più grandi, che abbiamo ripreso con le nostre telecamere". Sui furgoni dei caporali salgono anche bambini più piccoli, persino di pochi anni, che non possono lavorare, ma vengono portati con i braccianti per non lasciarli a casa da soli, sottraendoli in questo modo all’obbligo scolastico. "In genere quelli molto piccoli - raccontano Cgil e Flai - vengono adagiati dentro le 'gabbiette', le cassettine bucate per la frutta, e lì restano tutta la giornata mentre i genitori eseguono la raccolta".