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Mentre prosegue la crisi nera del settore delle costruzioni, in particolare dell'edilizia, con previsioni negative anche per il 2015, per il comparto dei lapidei il recupero dei livelli pre-crisi è già avvenuto nel 2013. Per questo, non fa paura la piccola flessione nelle esportazioni, registrata nel 2014, come confermano i dati riportati dal Centro studi Fillea Cgil, relativi ai primi nove mesi del 2014. L'industria lapidea italiana ha esportato marmi e graniti, grezzi e lavorati, per un valore complessivo di quasi 1,1 miliardi, con un leggero calo (-0,14%) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un calo, su cui ha pesato la contrazione dei lavorati in granito e altre pietre, a fronte di una crescita del marmo lavorato del +4,5%, per un valore di oltre 670 milioni".
Cauto ottimismo dalla Fillea sulla situazione del comparto, costituito da circa 20.000 imprese e 80.000 addetti, distribuiti nei dieci principali distretti produttivi e nelle centinaia di altri piccoli siti, dislocati in quindici regioni. Lo spiega Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale del sindacato delle costruzioni della Cgil: "Il 2014 è stato un anno di consolidamento della nostra presenza internazionale, che continua a caratterizzarsi per la capacità innovativa dei processi e dei prodotti. Ciò è dovuto a tanti fattori, tra i primi l'alta professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori, che malgrado le pesanti condizioni di lavoro, riescono a tenere alti professionalità e orgoglio di saper lavorare la pietra".
Nel dettaglio, le esportazioni del settore, che rappresentano quasi il 70% della produzione, vedono una crescita nel distretto di Orosei (16%), nel comprensorio della pietra di Luserna (13), nel comprensorio di Verbano, Cusio e Ossola ( 9), nel comprensorio lombardo (7) e in quello della pietra naturale dell'Alto Adige ((6), e un +2,68% nelle aree non comprensoriali, mentre registrano una leggerissima flessione le esportazioni del comprensorio apuo-versiliese e dei distretti del Veneto, di Custonaci e delle pietre trentine.
Non mancano le cattive notizie: preoccupante è la situazione del distretto del travertino romano dei Monti Ausoni e Tiburtina, dove le esportazioni sono scese del 7,55%, mentre è allarmante la situazione del distretto lapideo pugliese, dove si registra un crollo drammatico di oltre il 42%. Ma la Fillea esprime preoccupazione anche per i livelli occupazionali: "Alla ripresa di esportazioni e produzione – osserva Lo Balbo –, ancora non corrisponde una ripresa dell'occupazione, per le difficoltà che hanno i nostri distretti a crescere nell'esportazione di prodotto lavorato. Si compra sempre più la nostra pietra, unica al mondo, che però finisce per essere lavorata all'estero. Occorre invertire tale tendenza, e questo è possibile solo con politiche industriali e scelte strategiche adeguate, che sappiano rilanciare il made in Italy".