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"La libertà delle donne è il metro di misura della democrazia". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo oggi (14 giugno) all'incontro “Diritto alla salute e libertà di scelta. Non si obiettano”, che si è svolto a Roma, promosso da Cgil nazionale e Cgil Roma e Lazio. L'appuntamento è stato all'Ospedale San Camillo, per rimettere al centro il tema dell'applicazione della legge 194. Oggi "le donne sono costrette a difendere le conquiste", ha spiegato il leader della Cgil, in questo modo "è difficile progredire nei diritti". Camusso ha approfittato dell'occasione per lanciare l'allarme sul processo di privatizzazione della sanità.
Per Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale, nei nostri anni c'è "un sostanziale mancato rispetto della legge 194, dei diritti delle donne e dei medici non obiettori".
L'iniziativa di oggi ha dato seguito a un percorso partito dalla recente condanna del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa, in seguito al reclamo proprio della Cgil. In particolare, il Comitato ha di nuovo riconosciuto che l'Italia vìola i diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza e dei medici non obiettori di coscienza, che si trovano ad affrontare un insieme di svantaggi sul posto di lavoro, sia diretti sia indiretti. Una sentenza importante che, ha sottolineato la Cgil, "rappresenta una vittoria per le donne e per i medici non obiettori, perché ribadisce la necessità che il sistema sanitario nazionale garantisca la piena e corretta applicazione della 194 in modo uniforme in tutto il Paese”.
Al San Camillo si sono alternate tante voci. Maurizio, un medico non obiettore e precario da 17 anni, ha raccontato la sua esperienza: da anni garantisce l'applicazione della legge con devozione e professionalità, ma anche con grande stress psicofisico dovuto all'insicurezza della sua posizione contrattuale. Donatella Bruno, responsabile del coordinamento donne della Cgil Roma e Lazio, ha affermato: "Il tema dell'obiezione si scontra con quello dei diritti delle donne e delle loro libertà".
Nel frattempo, mentre dentro si discuteva di legge 194, fuori dal San Camillo era possibile firmare la Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta della Cgil di un nuovo Statuto di tutti i lavoratori e le lavoratrici, con l'obiettivo di trasformarlo in legge.