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"Ormai hanno le mani libere per fare di noi quello che vogliono e ricattarci. Ovviamente vale anche per gli italiani. Il rispetto viene lasciato alla coscienza dei singoli". Arefaine Beraki è un cittadino di origine eritrea in Italia da 39 anni, lavora in agricoltura, e non ha dubbi: per gli stranieri "nuovi arrivati" le condizioni sono di gran lunga peggiori rispetto al passato. Beraki è tra i lavoratori residenti a Catania intervenuti all'assemblea sulla presentazione della "Carta universale dei diritti" promossa nei giorni scorsi dalla Cgil di Catania e dal Sunia nel Salone "Russo". Ad ascoltare la proposta del sindacato, i rappresentanti delle comunità senegalese, mauriziana, filippina, eritrea, bengalese, indiana e cingalese, presenti in città.
Tanto, troppo lavoro grigio per gli stranieri a Catania. Ossia quel lavoro che pur essendo dichiarato, non rispetta tutte le leggi che lo regolamentano, oppure è usato al posto di altre forme contrattuali che offrono migliori garanzie al lavoratore. Poi c'è la formula del lavoro part time solo sulla carta che nei fatti è a tempo pieno. E il diritto alla maternità, spesso solo un miraggio per le lavoratrici straniere.
Sono stati questi i temi caldi al centro dell'incontro, al quale hanno anche partecipato per il Sunia la segretaria Giusi Milazzo e Dario Gulisano della segreteria provinciale. Per la Cgil Angela Battista ed Emanuel Sammartino dell'Ufficio immigrati, con Giuseppe Oliva responsabile Nidil; presente anche Amal Tissera, consigliere comunale aggiunto di Catania.
Per i lavoratori stranieri inoltre, le esigenze lavorative, proprio perché spesso mal regolate dai contratti, sono legate a temi presenti nella "Carta": dal diritto al lavoro stabile e remunerato equamente, al diritto al riposo, al diritto alla salute, al diritto all'abitazione.
"Per le donne, spesso bisognose di diritti legati alla maternità o alla cura della famiglia è persino peggio - continua Beraki- Abbiamo letto la "Carta" e la troviamo importante, bella e interessante, punto per punto. Il nostro timore è che, una volta promossa, siano le stesse istituzioni o le associazioni imprenditoriali ad affossarla, come già sta accadendo".
Per i lavoratori della comunità catanese dei migranti il tema dell'occupazione è anche legata a doppio filo con il diritto alla casa. È infatti il permesso di soggiorno la parola chiave per una permanenza serena a Catania, come in qualunque altra città d'Italia. La comunità dei lavoratori stranieri ha chiesto di organizzare mensilmente gli incontri con il consigliere comunale aggiunto, in modo da affrontare con ordine e concretezza i problemi legati al territorio.
A proposito di stranieri, inoltre, nel caso di quelli "irregolarmente presenti nel territorio italiano" , la "Carta dei diritti" propone una pena sia in termini di carcere che in termini di multa pecuniaria, aumentata da un terzo alla metà per coloro che organizzino o utilizzino gli stranieri per attività lavorativa usando violenza o minaccia.