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L'aula della Camera ha approvato il ddl di riforma della scuola con 316 sì, 137 no e 1 astenuto. A favore hanno votato Pd, Area popolare, Scelta civica, Per l'Italia-Centro democratico, Psi, Minoranze linguistiche. Contrari M5s, Forza Italia, Lega, Sel, Fdi-An, Alternativa libera. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Lo riferisce l'agenzia Dire.
"Il disegno di legge, approvato oggi dal Parlamento, disegna una scuola brutta e autoritaria che nega i diritti e la libertà a chi vive nella scuola. Gli emendamenti approvati, frutto dello sciopero del 5 maggio e delle mobilitazioni di questi giorni, non cambiano la sostanza di contenuti inaccettabili". Così Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil.
"Renzi e il suo Governo non hanno il consenso di docenti, personale Ata, studenti, famiglie e degli stessi dirigenti scolastici. È evidente la rottura con il mondo della scuola e con il Paese, da non addebitare a un difetto di comunicazione, ma a dei contenuti di un provvedimento che non affronta i problemi reali della scuola pubblica. Anche oggi, in tantissime piazze del Paese, si è contestato il disegno di legge della brutta scuola, ma il Governo e la maggioranza sono allergici alle contestazioni e ritengono di essere gli unici detentori della verità.
Hanno imposto la sola logica dei numeri per trasformare le scuole in luoghi simili alle aziende, calpestando la Costituzione", prosegue il dirigente sindacale.
"La scuola non è dei sindacati, ma nemmeno proprietà del Governo e della maggioranza che lo sostiene. Nel passaggio al Senato, chiediamo radicali modifiche, che partano da un piano pluriennale di stabilizzazione per tutti i precari, alla eliminazione del vincolo futuro dei 36 mesi per le supplenze, alla cancellazione e riscrittura del capitolo sui poteri e le funzioni dei dirigenti scolastici, alla ulteriore riduzione delle deleghe in bianco, al prevedere la priorità dei finanziamenti alle scuole statali, a fronte dell’evidente difficoltà a garantire il loro normale funzionamento, al cancellare tutte le incursioni legislative sulla contrattazione e al definire tempi certi per il rinnovo del contratto nazionale. La ministra Giannini, nell’incontro di lunedì, dovrà chiarire quali sono le reali volontà del Governo su questi punti. La mobilitazione non si fermerà fino a quando non ci saranno cambiamenti radicali e concreti", conclude il leader della Flc.